Le Forum Catholique

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images/icones/flagIt.gif  ( 886321 )La FSSPX et la nouvelle vague antiratzingerienne par Jean Kinzler (2020-01-28 11:37:09) 

La FSSPX et la nouvelle vague antiratzingerienne. Le triste cas d'une critique de 'Des profondeurs de nos cœurs'

Negli ultimi tempi sembra essersi destata, nell’ambito del cattolicesimo tradizionale, un’ostilità verso Benedetto XVI e la sua opera di teologo e di Pontefice che arriva a un parossismo difficilmente spiegabile, soprattutto se si considera che con il Motu Proprio Summorum Pontificum il Papa ha reso accessibile la Messa antica a migliaia di cattolici in tutto il mondo e ha così indirettamente consolidato un vasto fronte di resistenza all’attuale crisi modernista della Chiesa.

Tale ostilità va da una produzione letteraria che si pretende scientifica, ma che inciampa rocambolescamente nell’idea improbabile di individuare in Ratzinger/Benedetto XVI l’epicentro del terremoto (si vedano, per es., i più recenti scritti di Enrico Maria Radaelli), alla divulgazione in rete di duri attacchi tramite canali come Radio Spada. Doloroso e sorprendente è constatare, da ultimo, che questa rumorosa nouvelle vague tradizionalista, che per i toni e gli argomenti tende a configurare una sorta di “neo-tradizionalismo”, inizi a travasarsi nel bacino, finora sicuro, della Fraternità Sacerdotale San Pio X o almeno, come si può sospettare, del suo Distretto italiano.


Ci riferiamo, in particolare, allo scritto del Rev. don Mauro Tranquillo comparso recentemente ne La Tradizione Cattolica (Anno XX n° 2 del 2019), la rivista ufficiale del Distretto italiano della FSSPX, su “La nuova messa e la professione di fede” (pp. 6-16), sul quale bisognerà ritornare, e, qui, a una recensione infelicemente anonima del libro di Benedetto XVI e del Cardinal Robert Sarah Des profondeurs de nos coeurs (Fayard, 2020; prossimamente Cantagalli) pubblicata in francese nel sito ufficiale della Fraternità, fsspx.news (vedi qui; e la traduzione ufficiale in italiano qui). Come si sa questo volume, che ha destato tanto scalpore e veementi attacchi da parti dei nemici del Cattolicesimo, prende posizione, difendendo la dottrina tradizionale del sacerdozio, contro l’ipotesi “sinodale” dell’attenuazione e finalmente dell’abrogazione della regola del celibato sacerdotale.


L’Autore della recensione (La fallimentare difesa del celibato sacerdotale di Benedetto XVI), dopo avere riassunto non senza qualche favore il contributo di Benedetto XVI (“..aggiunge con pertinenza…”, “…sottolinea giustamente…”, “questa spiegazione è abbastanza corretta e ben accetta. Ha una certa forza a favore del celibato sacerdotale”), rileva che “nelle circostanze attuali, Papa Ratzinger ha il merito e il coraggio di difendere il celibato ecclesiastico. Si oppone a tutti coloro che vorrebbero eliminare questa disciplina che fa parte della tradizione apostolica e che è profondamente radicata nel sacerdozio che Cristo ha trasmesso”. Peccato però che, in maniera disorientante per il lettore, ribalti subito il senso del discorso con le osservazioni che seguono

Benedetto XVI dipende da questa teologia [moderna], che ha sviluppato e vissuto, il che lo porta a affermazioni completamente deplorevoli. Quindi rifiuta di considerare la Croce di Gesù come un vero sacrificio e quindi come un atto di culto. Il Papa Emerito scrive: «La crocifissione di Gesù in sé non è un atto di culto». La ragione che dà è assurda: «i soldati romani che la eseguono non sono dei sacerdoti. Essi compiono un’esecuzione, ma non pensano neanche lontanamente di porre un atto di culto».
Questo è precisamente dimenticare che è Cristo che pone - e solo lui - questo atto di culto: è sia il Sommo Sacerdote della Nuova Legge sia la Divina Vittima, l'unico degno di essere approvato da Dio. La proposta di Benedetto XVI rientra inoltre nella condanna del Concilio di Trento: «Se qualcuno dice che il sacrificio della messa è solo un sacrificio di lode e ringraziamento, o semplice commemorazione del sacrificio compiuto sulla croce (…): che sia anatema» (sessione XXII, 17 settembre 1562, Denzinger 1753). La morte di Gesù Cristo sulla Croce è stata un vero sacrificio. Il sacrificio è il principale atto di culto dovuto a Dio. Sulla croce, quindi, c'è un vero culto, compiuto solo da Cristo.
Un altro canone dice allo stesso modo: «Se qualcuno dice che, con il sacrificio della messa, si commette una bestemmia contro il sacro sacrificio di Cristo compiuto sulla croce (...): che sia anatema» (Dz 1754). Negare che la Croce sia un atto di culto è incomprensibile.


Quanto questa critica al testo di Benedetto XVI si spinga fino alla deliberata manipolazione e persino alla falsificazione, risulta dal semplice confronto con ciò che realmente il Papa scrive in Des profondeurs de nos coeurs:

La crocefissione di Gesù non è in se stessa un atto cultuale. I soldati romani che l’eseguono, non sono sacerdoti. Essi procedono a un’esecuzione capitale. Non pensano in alcun modo a compiere un atto rilevante di culto. Il fatto che Gesù si doni per sempre come cibo durante l’ultima Cena significa l’anticipazione della sua morte e della sua resurrezione. Ciò significa la trasformazione di un atto di crudeltà umana in un atto d’amore e di offerta si sé (Des profondeurs de nos coeurs, cit., p. 38).

A differenza di ciò che sostiene il Recensore di fsspx.news, Benedetto XVI non nega in alcun modo la natura sacrificale della crocifissione, bensì soltanto che lo scopo dei soldati romani e degli atti dell’esecuzione capitale ai quali essi erano stati preposti, possano essere considerati in quanto tali momenti di un’azione di culto. E a questa considerazione coappartiene, in tutta evidenza e coerenza con l’insegnamento tradizionale della Chiesa dal quale Benedetto XVI non si discosta, l’osservazione che a rendere quegli atti e quella esecuzione un atto di sacrificio cultuale fu l’ultima Cena in quanto anticipazione della morte di Gesù in croce. Dunque l’accusa mossa a Benedetto XVI di essere incorso negli anatemi del Concilio di Trento è del tutto inconsistente.vigiliaealexandrinae
images/icones/fsspx.gif  ( 886323 )La FSSPX sur le livre du pape émérite par Jean-Paul PARFU (2020-01-28 11:58:14) 
[en réponse à 886321]

Et du cardinal Sarah, est à lire ici

Si l'on fait des reproches à des positions de la FSSPX, il faut au moins en faire état.

Et encore une fois, la position de la Tradition est une chose, la position des conciliaire conservateurs, une autre !

Il est dommage que la FSSPX, qui a ouvert un compte sur le Forum, n'intervienne apparemment que sur Facebook.
images/icones/carnet.gif  ( 886324 )Le texte de la FSSPX par Jean-Paul PARFU (2020-01-28 12:05:10) 
[en réponse à 886323]

Sur la défense bancale du célibat sacerdotal par le pape émérite selon la FSSPX :


"Le 15 janvier 2020 voyait la parution fortement médiatisée du livre co-écrit par Benoît XVI et le cardinal Robert Sarah intitulé Des profondeurs de nos cœurs (éd. Fayard). La médiatisation n’est pas le fait des auteurs, mais de l’intervention suspecte de Mgr Georg Gänswein, préfet de la maison pontificale et secrétaire personnel du pape émérite (voir nos articles).


Le livre, qui se présente comme une défense du célibat sacerdotal, se compose d’une introduction et d’une conclusion signées des deux auteurs, et d’un texte personnel de chacun d’entre eux. La présente recension s’intéresse au texte de Joseph Ratzinger.


Un déviation grave dans l’interprétation de la Bible

La contribution de l’ancien pape se divise en deux parties. La première veut « mettre en lumière la structure exégétique fondamentale qui permet une juste théologie du sacerdoce ». Il s’agit de pallier le « défaut méthodologique dans la réception de l’Ecriture comme Parole de Dieu », à l’origine de la crise actuelle du sacerdoce. L’aveu est grave, venant d’un ancien préfet de la Congrégation pour la doctrine de la foi.

Il dénonce à ce sujet « l’abandon de l’interprétation christologique de l’Ancien Testament » qui « a conduit de nombreux exégètes contemporains à une théologie déficiente du culte ». A tel point que « certains en sont arrivés à récuser la nécessité d’un sacerdoce authentiquement cultuel dans la Nouvelle Alliance ».

L’ancien pape bat d’ailleurs sa coulpe sur ce point, en précisant que, dans une conférence sur le sacerdoce donnée dans l’immédiat post-Concile, il a « cru devoir présenter le prêtre du Nouveau Testament comme celui qui médite la Parole, et non comme un “artisan du culte” ». Pour corriger cette grave déviation, Benoît XVI défend aujourd’hui une exégèse de l’Ancien Testament centrée sur le Christ.


Une exégèse prisonnière de son époque

L’analyse du pape émérite, quelque peu difficile à suivre, use de considérations historiques sur le rapport entre les données du Nouveau Testament et le sacerdoce de l’Ancien Testament. Elle utilise la notion de « ministères » – désignés par les termes d’apôtre, d’évêque et de prêtre – qui a reçu une grande attention chez les théologiens modernes, à la suite des protestants, et dans une perspective œcuménique assumée.

Joseph Ratzinger décrit le remplacement du Temple par le corps de Jésus-Christ, l’institution d’un culte nouveau au cours de la dernière Cène, et la formation de la hiérarchie de la Nouvelle Alliance, qui remplace le sacerdoce de l’Ancienne Alliance.

Mais, remarque-t-il, l’ancien sacerdoce était héréditaire, ce qui n’est plus le cas pour le sacerdoce du Christ qu’il transmet à son Eglise. C’est une première difficulté qui oblige chaque génération à prier pour recevoir de Dieu les vocations dont l’Eglise a besoin.

Et, ajoute-t-il avec pertinence, « une autre question est directement liée à ce problème. Très vite (…) la célébration régulière, et même quotidienne, de l’Eucharistie est devenue essentielle pour l’Eglise. (…) Cela eut une conséquence importante qui, précisément, hante aujourd’hui l’Eglise ». Il s’agit de la question du célibat ecclésiastique.

Le pape émérite fait justement remarquer que « les prêtres [de l’Ancienne Loi] étaient rigoureusement tenus de respecter l’abstinence sexuelle dans les périodes où ils exerçaient le culte et étaient donc en contact avec le mystère divin. La relation entre l’abstinence sexuelle et le culte divin fut absolument claire dans la conscience commune d’Israël ». Il mentionne le célèbre passage du premier livre de Samuel où le grand prêtre Achimélek, une fois assuré que David et ses hommes remplissent cette condition, consent à leur donner les pains consacrés en nourriture.

Mais les prêtres de l’Ancien Testament n’exerçaient leur sacerdoce que par période. En conséquence, « le mariage et le sacerdoce étaient compatibles ». Cependant, pour les prêtres du Nouveau Testament, qui remplissent quotidiennement leur office, la chose devient impossible : « De la célébration quotidienne de l’Eucharistie, qui implique un état de service de Dieu permanent, naquit spontanément l’impossibilité d’un lien matrimonial ».

Cette explication, tout à fait juste, est bienvenue. Elle possède une force certaine en faveur du célibat sacerdotal. Joseph Ratzinger précise également que le célibat est aussi ancien que l’Eglise, car « les hommes mariés ne pouvaient recevoir le sacrement de l’Ordre que s’ils s’étaient engagés à respecter l’abstinence sexuelle ». Ce qui a été démontré par maintes études.


Le culte en esprit et en vérité

La seconde partie de l’étude de Benoît XVI est consacrée à l’analyse de trois textes scripturaires qui illustrent les exigences du « culte en esprit et en vérité » (cf. Jn 4, 23-24). L’auteur présente ainsi cette partie : « l’acte cultuel passe désormais par une offrande de la totalité de la vie dans l’amour. Le sacerdoce de Jésus-Christ nous fait entrer dans une vie qui consiste à devenir un avec lui et à renoncer à tout ce qui n’appartient qu’à nous. Tel est le fondement pour les prêtres de la nécessité du célibat ».

Le premier texte est tiré du psaume 15 (versets 5 et 6) qui, rappelle Joseph Ratzinger, « était utilisé avant le concile Vatican II durant la cérémonie de tonsure qui marquait l’entrée dans le clergé ». Voici ce texte : « Dominus pars hereditatis meae et calicis mei, tu es qui restitues hereditatem meam mihi », que tout prêtre traditionnel connaît par cœur. « Le Seigneur est la part de mon héritage et de mon calice ; c’est vous qui me rendrez mon héritage ».

Dans l’Ancienne Loi, ce psaume rappelait le fait que la tribu de Lévi, dont étaient issus les prêtres, ne jouissait d’aucune possession territoriale dans la Terre promise, à la différence des membres des autres tribus. La raison en est qu’elle était consacrée à Dieu, dévouée au service du Temple, et que Dieu lui-même était son héritage. Dans la Nouvelle Loi, ce verset exprime l’acceptation dans la communauté sacerdotale.

Le deuxième texte est tiré de la prière eucharistique II du novus ordo missae, mais c’est en fait une citation du Deutéronome, chapitres 10, 8 et 18, 5-8. Il s’agit pour la tribu de Lévi, de « se tenir devant Dieu et le servir ». Le pape émérite en fait une longue explication et application au sacerdoce catholique.

Le troisième texte est tiré de la prière sacerdotale du Christ, rapportée au chapitre 17 de l’évangile de saint Jean. Joseph Ratzinger commente particulièrement le verset 17 : « Consacre-les [sanctifie-les] dans la vérité ». Pour le pape émérite, ces mots illustrent d’une manière particulière le résultat de l’ordination sacerdotale : puisque le Christ est la Vérité, le prêtre par son ordination est immergé en Jésus-Christ. Cela signifie que le prêtre doit devenir un avec le Christ, qu’il doit être purifié et envahi par Lui, « pour que ce soit Lui qui parle et agisse » dans le prêtre.


Une théologie erronée du sacerdoce

Dans les circonstances actuelles, le pape Ratzinger a le mérite et le courage de défendre le célibat ecclésiastique. Il s’oppose à tous ceux qui voudraient faire disparaître cette discipline qui relève de la tradition apostolique, et qui est profondément enracinée dans le sacerdoce que le Christ a transmis.

Cependant, dans l’exposé de la première partie, l’ancien pape reste tributaire d’une approche moderne, pour ne pas dire moderniste.

En effet, la théologie du sacerdoce a été admirablement mise en lumière lors du concile de Trente pour battre en brèche le protestantisme qui l’attaquait. Mais les modernistes rejettent cette doctrine tridentine et, au nom de l’œcuménisme, ont élaboré une nouvelle théologie du sacerdoce et de la messe qui a été sanctionnée par le concile Vatican II.

L’aspect sacramentel et l’aspect cultuel, qui sont des notes constitutives du presbytérat, sont désormais confiés à tout le Peuple de Dieu, revêtu du sacerdoce « commun ». L’Eglise tout entière étant chargée de l’évangélisation, le prêtre doit donc être considéré comme un ministre de ce Peuple, et sa fonction est de représenter le Christ-Tête. C’est la théologie de la nouvelle messe.

Benoît XVI est tributaire de cette théologie, qu’il a élaborée et vécue, ce qui l’amène à des affirmations tout à fait regrettables. Ainsi refuse-t-il de considérer la Croix de Jésus comme un véritable sacrifice et par là-même comme un acte du culte. Le pape émérite écrit : « La crucifixion de Jésus n’est pas en elle-même un acte cultuel ». La raison qu’il en donne est dérisoire : « Les soldats romains qui l’exécutent ne sont pas des prêtres. Ils procèdent à une mise à mort, ils ne pensent absolument pas à poser un acte relevant du culte ».

C’est précisément oublier que c’est le Christ qui pose – et lui seul – cet acte de culte : il est tout à la fois le Grand prêtre de la Nouvelle Loi et la divine Victime, seule digne d’être agréée par Dieu. La proposition de Benoît XVI tombe d’ailleurs sous la condamnation du concile de Trente : « Si quelqu’un dit que le sacrifice de la messe n’est qu’un sacrifice de louange et d’action de grâces, ou simple commémoration du sacrifice accompli sur la croix (…) : qu’il soit anathème » (session XXII, 17 septembre 1562, Denzinger 1753). La mort de Jésus-Christ sur la Croix a été un véritable sacrifice. Or le sacrifice est l’acte principal du culte dû à Dieu. Sur la Croix, il y a donc un véritable culte, accompli par le Christ seul.

Un autre canon dit pareillement : « Si quelqu’un dit que, par le sacrifice de la messe, on commet un blasphème contre le très saint sacrifice du Christ accompli sur la croix (…) : qu’il soit anathème » (Dz 1754). Nier que la Croix soit un acte de culte est incompréhensible.

Par ailleurs, les modernes affirment que le Nouveau Testament n’attribue jamais le sacerdoce qu’au Christ ou au Peuple des baptisés, mais jamais à ses ministres. De la sorte, ils soutiennent que ce sacerdoce découle du Peuple sacerdotal, qu’il est un ministère du Peuple de Dieu.

L’ancien pape adhère à cette fausse conception. Après avoir décrit l’aspect cultuel de la dernière Cène et nié celui de la Croix, il écrit : « Dans tout cela, jamais il n’est directement question du sacerdoce ». C’est aller encore une fois contre le saint concile de Trente qui affirme : « Si quelqu’un dit que par ces mots : “Faites ceci en mémoire de moi” (1 Co 11, 24-25) le Christ n’a pas institué les apôtres prêtres, ou qu’il n’a pas ordonné qu’eux et les autres prêtres offrent son Corps et son Sang : qu’il soit anathème » (Dz 1752).


Le sacerdoce catholique

La notion de sacerdoce « commun » qui a été développée au concile Vatican II ne permet plus de comprendre la profondeur du sacerdoce catholique. En s’appuyant sur un texte de Pie XII détourné de son sens (Lumen gentium, 21 novembre 1964, n°10), le Concile affirme l’existence de deux sacerdoces authentiques : le sacerdoce ordonné et le sacerdoce des fidèles, qui dépendraient chacun à sa manière de l’unique sacerdoce du Christ, tout en le représentant l’un et l’autre.

Une telle doctrine explique d’une part les revendications toujours croissantes du laïcat dans la participation à la liturgie, comme les documents de travail de la voie synodale allemande en offrent actuellement un échantillon. Elle explique d’autre part l’abaissement du sacerdoce du prêtre et sa tendance à la laïcisation. Il n’est dès lors guère étonnant que le célibat sacerdotal ne soit plus compris, même par les prêtres.

La contribution de Benoît XVI au livre du cardinal Sarah apporte sans doute des explications justes en s’efforçant de montrer le lien intrinsèque qui existe entre sacerdoce et célibat. Mais elle n’atteint pas pleinement son but, du fait de son attachement à une doctrine erronée sur le sacrifice, et donc sur le prêtre, vrai sacrificateur à la suite du Christ : sacerdos alter Christus."


(Source : FSSPX - FSSPX.Actualités - 23/01/2020)
images/icones/hum2.gif  ( 886329 )Le texte est quand même décevant par Athanase (2020-01-28 12:39:23) 
[en réponse à 886324]

Et donne l'impression que le pape Benoît XVI est le principal responsable de ce qui se passe en ce moment. À tel point que l'on se demande si elle a vraiment lu l'ouvrage des deux coauteurs (appelons-les ainsi). Je regrette aussi la réflexion trop patristique de sa part. Pourtant, les Pères de l'Église ont écrit de belles choses sur le sacerdoce (je pense notamment à Saint Jean Chrysostome). Or l'impression que ce texte me donne est qu'il ne fait pas autre chose que se limiter au concile de Trente.
images/icones/neutre.gif  ( 886340 )C'est le problème du catholicisme post-tridentin par Candidus (2020-01-28 13:28:37) 
[en réponse à 886329]

Il a un peu trop délaissé la patristique sous le prétexte discutable que la scolastique l'a embrassée et développée.

A ce compte-là, pourquoi lire la Bible, embrassée et développée par... le catéchisme ? Ne protestez pas, je n'invente rien, je l'ai déjà entendu soutenir.
images/icones/fleche2.gif  ( 886384 )Très discutable par Peregrinus (2020-01-28 20:04:54) 
[en réponse à 886340]


Il [le catholicisme tridentin] a un peu trop délaissé la patristique sous le prétexte discutable que la scolastique l'a embrassée et développée.



Il me semble au contraire que la controverse antiprotestante a favorisé l'essor d'une érudition patristique véritablement prodigieuse. C'est particulièrement vrai en France, où le niveau du clergé en théologie positive, en histoire ecclésiastique, en connaissance des Pères, était incroyablement élevé à la veille de la Révolution, alors qu'au contraire la théologie spéculative était assez délaissée, voire dédaignée.
Et dans les manuels de théologie du début du XIXe siècle (prenez par exemple ceux d'Antoine Laroque, du diocèse de Toulouse, qui passait pour l'une des lumières du clergé de France sous la Restauration), les références aux Pères l'emportent de très loin sur les références aux scolastiques médiévaux, tandis que les commentateurs thomistes ne sont pratiquement pas cités.

Mais c'est vrai également en Italie, non seulement chez les auteurs jansénisants comme Tamburini, mais aussi chez les auteurs les plus romains comme Bolgeni ou Gerdil, dont l'érudition patristique est très vaste.

Je pense qu'il ne faut pas confondre le catholicisme tridentin de l'époque moderne et l'ultramontanisme de matrice mennaisienne du XIXe siècle.

Peregrinus
images/icones/1f.gif  ( 886364 )Cela dit par Peregrinus (2020-01-28 16:44:49) 
[en réponse à 886329]

J'ai lu le texte de Benoît XVI, et je suis en train d'achever celui du cardinal Sarah.

Le texte du pape émérite ne m'a pas paru exceptionnellement nourri sur le plan des références patristiques, qui d'ailleurs relèvent parfois quasiment de l'allusion. Si l'on sort du domaine éditorial et de la belle réussite des Sources Chrétiennes, le renouveau patristique relève souvent davantage du slogan que d'autre chose.

De plus, il aurait tout de même été logique de se référer davantage au concile de Trente pour traiter de ces questions, même s'il est bien vrai que l'on ne peut pas tout dire en l'espace d'un texte tout de même assez bref, son auteur ne prétendant pas à l'exhaustivité.

Enfin, même si la critique faite sur FSSPX Actualité est peut-être quelque peu injuste ou excessive par moment, le texte de Benoît XVI ne m'a pas paru extraordinaire : l'ouvrage de 1790 du canoniste Maultrot sur le célibat sacerdotal, pourtant presque exclusivement historique et juridique, m'a semblé théologiquement plus riche et plus vigoureux (mais je concède que ce n'est qu'une impression personnelle).

J'avoue du reste avoir du mal à comprendre que l'on ait fait de J. Ratzinger/Benoît XVI quasiment le plus grand théologien de tous les temps, même si les tristes temps qui courent le font incontestablement apparaître comme un géant. Certaines hyperboles, certains enthousiasmes obligatoires à la moindre parole de l'ancien pape sont, je trouve, un peu ridicules.

Peregrinus
images/icones/livre.gif  ( 886368 )Le livre n'est pas un traité de théologie par Fenestri (2020-01-28 17:04:39) 
[en réponse à 886364]

Je comprends les "reproches" que l'on peut faire, en termes absolus à la contribution de Benoît XVI (et par extension au cardinal Sarah), mais je pense que c'est perdre de vue le but du livre : travailler l'opinion catholique.

Le livre est dans la dynamique des précédents ouvrages du cardinal Sarah : des textes relativement simples, accessibles à beaucoup de catholiques. Le but, pouvoir être lus aussi bien par des adolescents que par des adultes. A l'occasion de la parution des ouvrages, des conférences sont organisées, qui synthétisent les propos des livres et qui permettent au cardinal de réagir sur l'actualité.

N'oublions pas qu'il a sans doute été rédigé en un temps record, pour "coller" à l'actualité du synode sur l'Amazonie. Nul doute également que si le cardinal Sarah et/ou Benoît XVI avaient voulu sortir un vrai traité, celui-ci ne serait pas paru avant de très, très longs mois et enrichis de plusieurs dizaines (centaines ?) de pages !

Je pense donc qu'il faut prendre le livre pour ce qu'il est : une défense solide du précieux célibat sacerdotal, à destination des fidèles, des prêtres et des évêques, dans un contexte extrêmement fébrile. Soyons réalistes : si les deux avaient sortis un livre dans les canons qu'exige la FSSPX dans son article, cela aurait réjouis les férus de théologie et nous aurions, à juste titre, loué les mérites intellectuels du livre sur le forum. Mais il aurait été imbitable pour la vaste majorité des croyants ! N'oublions pas que l'horloge tourne rapidement, que la Tradition semble recevoir des coups de butoir de plus en plus intenses : il faut donc agir vite et ce petit livre de Benoît XVI et du cardinal Sarah tombe à pic, car tout le monde en parle.
images/icones/fleche2.gif  ( 886378 )Oui et non par Peregrinus (2020-01-28 18:57:48) 
[en réponse à 886368]

Je suis entièrement d'accord avec vous quant à l'intérêt que représente la contribution de Benoît XVI pour travailler l'opinion catholique, comme vous l'écrivez. C'est d'ailleurs la raison pour laquelle j'ai acheté le livre, alors même qu'après en avoir lu quelques pages en librairie, je n'étais pas particulièrement enthousiasmé : il m'a semblé qu'il était important, dans le contexte troublé de l'actuel pontificat, de soutenir cette prise de parole, et de soutenir aussi le cardinal Sarah, si odieusement diffamé par l'ineffable équipe des Ivereigh et Faggioli (il ne manquait guère qu'un commentaire du cardinal Kasper sur les Africains pour que la mesure soit pleine).

Mais en ce qui concerne la vaste majorité des croyants, je pense malheureusement que le texte du pape émérite n'est guère accessible (celui du cardinal Sarah l'est peut-être davantage). Je ne suis pas sûr que les défauts méthodologiques, la théologie du culte (p. 30), la triple forme ministérielle qui exprime d'une manière appropriée la structure ministérielle de l'Église (p. 33), par exemple, soient jugés d'un abord aisé par le grand public.

Je suis d'accord en revanche pour dire que l'essentiel y est, à savoir l'argument fondamental : un sacerdoce établi pour offrir chaque jour le sacrifice exige des prêtres perpétuellement continents (p. 47-48). Il est dommage à mon sens que cet argument classique et décisif, déjà mobilisé par les Pères de l'Église et rappelé dans d'autres époques troublées (par Maultrot en 1790, par exemple) ne soit pas formulé de façon un peu plus incisive et qu'il ne soit pas mieux mis en valeur par la structure de l'exposé.

Peregrinus
images/icones/hein.gif  ( 886398 )Sacerdoce établi pour offrir chaque jour le sacrifice par Nemo (2020-01-28 22:57:01) 
[en réponse à 886378]

Je suis assez ignare sur la question du célibat sacerdotal.
Sans doute pour cette raison je considère qu'une abrogation voire un affaiblissement programmé de cette discipline est infiniment moins grave que ce qu'a fait Paul VI en voulant abolir la messe romaine, même si je trouve que c'est un nouveau coup contre l'Eglise catholique.

Je ne connais donc pas bien l'argument "Sacerdoce établi pour offrir chaque jour le sacrifice". Néanmoins la pratique d'offrir chaque jour le sacrifice est relativement récente dans l'Eglise, on se limitait aux dimanches et fêtes. Du reste dire la messe n'est aucunement une obligation que prend le prêtre à son ordination. Il s'engage à dire l'office, au célibat, mais il n'est tenu que d'assister à la messe le dimanche comme tout catholique.

Comment fonder le célibat sur un sacerdoce qui ne me semble pas établi pour offrir chaque jour le sacrifice, du moins aux origines et dans la discipline actuelle ?
images/icones/bravo.gif  ( 886400 )Maultrot... par Luc de Montalte (2020-01-28 23:23:07) 
[en réponse à 886398]

... cite par exemple le concile de Tours de 461 :


Si donc l'Apôtre prescrit la continence aux laïcs, afin que leurs prières puissent être exaucées ; combien plus l'ordonne-t-il aux Prêtres & aux Diacres, qui doivent se présenter à chaque instant devant Dieu dans une pureté parfaite, & sont obligés d'un moment à l'autre, ou à offrir le sacrifice, ou à conférer le baptême ? S'ils sont souillés par le commerce conjugal, de quel front oseront-ils le faire ? Comment espéreront-ils être écoutés ?

C'est une règle donnée par nos Pères, & fondée sur leurs ordonnances, que les Prêtres & les Diacres, qui ne cessent pas de devenir pères, doivent êtres excommuniés. Le Concile juge à propos, Canon III, de tempérer la rigueur de cette peine. II prononce seulement l'exclusion et la suspense des fonctions.

G-N. Maultrot, Discipline de l'église sur le mariage des prêtres, pages 180 et 181



Merci à Peregrinus, encore une très intéressante référence à lire ! J'espère avoir cité le passage auquel il pensait.
images/icones/1y.gif  ( 886401 )J'avoue ne toujours pas être convaincu par Nemo (2020-01-28 23:28:18) 
[en réponse à 886400]

D'une part le texte en question ne répond pas à mon objection concernant la non obligation pour un prêtre de célébrer, et d'autre part si l'acte conjugal dans le cas d'un mariage licite est une souillure, alors je connais beaucoup d'amis souillés sans le savoir...
images/icones/1a.gif  ( 886403 )Pourtant... par Luc de Montalte (2020-01-28 23:52:34) 
[en réponse à 886401]

... il me semble que les orientaux aussi admettent qu'un prêtre, même marié, doit être continent avant d'approcher de l'autel.

PS : Après recherches, 13e canon du Concile in Trullo.


Κανὼν ΙΓ'

Ἐπειδὴ τῇ Ῥωμαίων ἐκκλησίᾳ ἐν τάξει κανόνος παραδεδόσθαι διέγνωμεν, τοὺς μέλλοντας διακόνου, ἢ πρεσβυτέρου χειροτονίας ἀξιοῦσθαι, καθομολογεῖν, ὡς οὐκέτι ταῖς αὐτῶν συνάπτονται γαμεταῖς· ἡμεῖς τῷ ἀρχαίῳ ἐξακολοθοῦντες κανόνι τῆς ἀποστολικῆς ἀκριβείας καὶ τάξεως, τὰ τῶν ἱερῶν ἀνδρῶν κατὰ νόμους συνοικέσια, καὶ ἀπὸ τοῦ νῦν ἐρρῶσθαι βουλόμεθα, μηδαμῶς αὐτῶν τὴν πρὸς γαμετὰς συνάφειαν διαλύοντες, ἢ ἀποστεροῦντες αὐτοὺς τὴν πρὸς ἀλλήλους κατὰ καιρὸν τὸν προσήκοντα ὁμιλίας. Ὥστε, εἴ τις ἄξιος εὑρεθείη πρὸς χειροτονίαν ὑποδιακόνου, ἢ διακόνου, ἢ πρεσβυτέρου, οὗτος μηδαμῶς κωλυέσθῳ ἐπὶ τοιοῦτον βαθμὸν ἐμβιβάζεσθαι, γαμετῇ συνοικῶν νομίμῳ· μήτε μὴν ἐν τῷ τῆς χειροτονίας καιρῷ ἀπαιτείσθω ὁμολογεῖν, ὡς ἀποστήσεται τῆς νομίμου πρὸς τὴν οἰκείαν γαμετὴν ὁμιλίας, ἵνα μὴ ἐντεῦθεν τὸν ἐκ Θεοῦ νομοθετηθέντα, καὶ εὐλογηθέντα τῇ αὐτοῦ παρουσίᾳ γάμον καθυβρίζειν ἐκβιασθῶμεν· τῆς τοῦ Εὐαγγελίου φωνῆς βοώσης· Ἃ ὁ Θεὸς ἔζευξεν, ἄνθρωπος μὴ χωριζέτω· καὶ τοῦ Ἀποστόλου διδάσκοντος· Τίμιον τὸν γάμον, καὶ τὴν κοίτην ἀμίαντον· καί, Δέδεσαι γυναικί; μὴ ζήτει λύσιν. Ἴσμεν δέ, ὥσπερ καὶ οἱ ἐν Καρθαγένῃ συνελθόντες, τῆς ἐν βίῳ σεμνότητος τῶν λειτουργῶν τιθέμενοι πρόνοιαν, ἔφασαν, ὥστε τοὺς ὑποδιακόνους, τοὺς τὰ ἱερὰ μυστήρια ψηλαφῶντας, καὶ τοὺς διακόνους, καὶ πρεσβυτέρους, κατὰ τοὺς ἰδίους ὅρους καὶ ἐκ τῶν συμβίων ἐγκρατεύεσθαι· ἵνα καὶ τὸ διὰ τῶν Ἀποστόλων παραδοθέν, καὶ ἐξ αὐτῆς τῆς ἀρχαιότητος κρατηθέν, καὶ ἡμεῖς ὁμοίως φυλάξωμεν, καιρὸν ἐπὶ παντὸς ἐπιστάμενοι πράγματος, καὶ μάλιστα νηστείας καὶ προσευχῆς. Χρὴ γὰρ τοὺς τῷ θυσιαστηρίῳ προσεδρεύοντας, ἐν τῷ καιρῷ τῆς τῶν ἁγίων μεταχειρήσεως, ἐγκρατεῖς εἶναι ἐν πᾶσιν, ὅπως δυνηθῶσιν, ὃ παρὰ τοῦ Θεοῦ ἁπλῶς αἰτοῦσιν ἐπιτυχεῖν. Εἴ τις οὖν τολμήσοι παρὰ τοὺς ἀποστολικοὺς κανόνας κινούμενος, τινὰ τῶν ἱερωμένων, πρεσβυτέρων, φαμέν, ἢ διακόνων, ἢ ὑποδιακόνων, ἀποστερεῖν τῆς πρὸς τὴν νόμιμον γυναῖκα συναφείας τε καὶ κοινωνίας, καθαιρείσθω· ὡσαύτως καὶ εἴ τις πρεσβύτερος, ἢ διάκονος, τὴν ἑαυτοῦ γυναῖκα προφάσει εὐλαβείας ἐκβάλλει, ἀφοριζέσθῳ· ἐπιμένων δέ, καθαιρείσθω. WIKISOURCE

13.- Des prêtres et des diacres, qu'ils peuvent garder leurs épouses. Comme nous avons appris que dans l'Église de Rome il s'est établi comme règle qu'avant de recevoir l'ordination de diacre ou de prêtre les candidats promettent publiquement de ne plus avoir des rapports avec leurs épouses nous, nous conformant à l'antique règle de la stricte observation et de la discipline apostolique, nous voulons que les mariages légitimes des hommes consacrés à Dieu restent en vigueur même à l'avenir, sans dissoudre le lien qui les unit à leurs épouses, ni les priver des rapports mutuels dans les temps convenables. De la sorte, si quelqu'un est jugé digne d'être ordonné sous-diacre ou diacre ou prêtre, que celui-là ne soit pas empêché d'avancer dans cette dignité, parce qu'il a une épouse légitime, ni qu'on exige de lui de promettre au moment de son ordination, qu'il s'abstiendra des rapports légitimes avec sa propre épouse ; car sans cela nous insulterions par là au mariage institué par la loi de Dieu et béni par sa présence, alors que la voix de l'Évangile nous crie : " Que l'homme ne sépare pas ceux que Dieu a unis ", et l'apôtre enseigne " Que le mariage soit respecté par tous et le lit conjugal sans souillure " ; et encore " Es-tu lié à une femme par les liens du mariage ? ne cherche pas à les rompre ". Nous savons d'autre part que les pères réunis à Carthage, par mesure de prévoyance pour la gravité des mœurs des ministres de l'autel, ont décidé, " que les sous-diacres, qui touchent aux saints mystères, les diacres et les prêtres aussi pour les mêmes raisons, s'abstiennent de leurs femmes " ; " ainsi nous garderons, nous aussi, ce qui fut transmis par les apôtres et observé de toute antiquité, sachant qu'il y a un temps pour toute chose, surtout pour le jeûne et la prière ; il faut en effet que ceux qui s'approchent de l'autel, dans le temps où ils touchent aux choses saintes soient continents en toute chose, afin qu'ils puissent obtenir ce qu'ils demandent en toute simplicité à Dieu ". Si donc quelqu'un, agissant contre les canons apostoliques, ose priver un clerc des ordres sacrés, c'est-à-dire un prêtre ou un diacre ou un sous-diacre, des rapports conjugaux et de la société de sa femme légitime, qu'il soit déposé ; de même, " si un prêtre ou un diacre renvoie sa femme sous prétexte de piété, qu'il soit excommunié, et s'il persiste, déposé ". Traduction Wikipédia



(En grec ça fait plus sérieux).
images/icones/neutre.gif  ( 886438 )L'acte conjugal est considéré comme une souillure ... par Mboo (2020-01-29 17:14:53) 
[en réponse à 886401]

même si ce n'est pas un péché, et que dans certain cas peut même être méritoire, la convoitise qui l'accompagne toujours "souille" toujours l'âme

Apocalypse 14
2Et j'entendis du ciel une voix, comme un bruit de grosses eaux, comme le bruit d'un grand tonnerre; et la voix que j'entendis était comme celle de joueurs de harpes jouant de leurs harpes. 3Et ils chantent un cantique nouveau devant le trône, et devant les quatre êtres vivants et les vieillards. Et personne ne pouvait apprendre le cantique, si ce n'est les cent quarante-quatre mille, qui avaient été rachetés de la terre. 4Ce sont ceux qui ne se sont pas souillés avec des femmes, car ils sont vierges;



Souillé ici signifie quelque chose qui ternit l'éclat et la beauté de l'âme! la chasteté est ce qui représente la beauté de l'âme au Ciel, et les âmes qui ont vécus dans la virginité sont les plus belles... Ainsi la mère de sainte Thérèse de l'enfant Jésus (Zélie Martin) admirait ses filles en disant qu'elles auront une robe blanche au Ciel et alors que elle même aura une robe jaunâtre...
images/icones/radioactif.gif  ( 886439 )vous êtes célibataire ou frustré ? par JVJ (2020-01-29 17:23:49) 
[en réponse à 886438]

pour citer comme un vulgaire évangélique ou amish l'Ancien Testament comme si cela suffisait ?

Les obsédés de la souillure sont souvent ceux qui s'y complaisent dans leur privé, comme il est bien connu que dans le désert saoudien, on ne boit pas que de l'eau et que les infidélités de tous les genres sont recherchées.

Avec des gens comme vous, c'est la charia catholique demain avec une police religieuse, jusque dans le lit sponsal et séance de fouet en place publique avant la messe.
images/icones/neutre.gif  ( 886441 )Pourquoi cette irritation? par Mboo (2020-01-29 17:38:52) 
[en réponse à 886439]

Il ne faut pas te mettre en colère contre moi, mais contre Dieu et son Eglise. Ce que je dis est une vérité évangélique et dogmatiquement reconnue par l'Eglise. Et pour votre gouverne l'apocalypse n'est pas l'ancien testament comme vous le prétendez!
On a tellement survaloriser la sexualité (y compris la pastorale actuelle de l’Église) que l'excellence de la virginité est caché sous le boisseaux! ce passage de l'apocalypse qui précise que les 144 mile ne se sont pas souillé en touchant les femmes, est aujourd'hui systématiquement tronqué des textes liturgiques lus pendant la messe, allez savoir pourquoi...
images/icones/barbu2.gif  ( 886442 )Au temps pour la parité : par Rémi (2020-01-29 17:45:16) 
[en réponse à 886441]

Pas de femmes parmi les cent quarante-quatre mille ...
images/icones/neutre.gif  ( 886418 )Donnez nous notre pain quotidien par Regnum Galliae (2020-01-29 14:24:12) 
[en réponse à 886398]

Pour que le pain de vie soit quotidien, il faut bien que des prêtres disent la messe chaque jour. Et s'il convient d'être abstinent, cela revient à exiger du prêtre de négliger ses devoirs conjugaux. La fécondité est tout de même l'un des engagements que l'on prend lors du sacrement du mariage. Faudrait-il donc que le prêtre délaisse son épouse ? Nous pourrions imaginer que les prêtres mariés ne célèbrent que le dimanche, mais ce serait un sacerdoce à deux vitesses.
En outre, d'un point de vue plus pratique, comment peut-on s'occuper pleinement de sa famille, de ses ouailles tout en gagnant sa vie pour élever ses enfants ?
images/icones/1a.gif  ( 886508 )Le pain quotidien par Nemo (2020-01-30 10:50:45) 
[en réponse à 886418]

Le Notre Père nous vient du Christ.
En revanche la célébration quotidienne du sacrifice de la Messe est arrivée bien plus tard.
Les prêtres n'ont pas l'obligation de dire la messe mais celle de réciter l'office, à savoir le bréviaire.
Je ne dis pas que ce n'est pas une pratique louable de célébrer la messe quotidiennement mais l'argument du pain quotidien ne peut être appliqué à la messe.
images/icones/neutre.gif  ( 886521 )Etymologie de quotidien par Glycéra (2020-01-30 12:45:48) 
[en réponse à 886418]



N'est-ce pas "quotité" ?

Donc quantité adéquate.
Si nous mangeons tous les jours, comme la manne, il faut préparer de la nourriture tous les jours.

Dans les autres langues que le latin, avec ce rare mot : quotidianum, il y a "de Ce jour", ce que certains ont rapproché du "Pain du Ciel", ce jour qui ne finira pas comme les nôtres.

Et entendre cela se rapproche du grec "supersubstanciel" clairement du domaine surnaturel de notre vie.

C'est "faux amis" que de dire quotidien = aujourd'hui, ou même, comme on le lit dans des commentaires anciens "pain de demain" parce que celui d'aujourd'hui est déjà fourni. C'est tirer l'élévation des affaires de Dieu et la coller à terre, rien qu'à nos besoins d'ici-bas, sans plus en décoller.

Dans ce raisonnement, on voit que la déduction ne tient pas d'affirmer que la messe journalière est un engagement (moral au moins) de l'ordination sacerdotale.

Je dirai "copie à revoir" au vu des éléments d'étymologie et des textes de nos prières.

Glycéra
qui cherche encore à voir dans ces choses ...
images/icones/hein.gif  ( 886524 )Et le "hodie" par Rémi (2020-01-30 13:10:37) 
[en réponse à 886521]

on en fait quoi ?

Outre que "quotidianus" se traduit par "de tous les jours, journalier" dans tous les dictionnaires venus, bien sûr.
images/icones/1a.gif  ( 886527 )disons tout simplement "notre pain de chaque jour" par Regnum Galliae (2020-01-30 13:16:01) 
[en réponse à 886524]

comme dans le Notre Père. Et non cet affreux pléonasme "aujourd'hui... de ce jour". Double pléonasme au passage si l'on considère qu'aujourd'hui en est déjà un.
images/icones/1e.gif  ( 886528 )En bref, par Rémi (2020-01-30 13:23:31) 
[en réponse à 886527]

restons-en à la simple traduction littérale, quoi, sans se faire des caisses de nœuds.

Je suis assez d'accord.
images/icones/1a.gif  ( 886529 )Plusieurs sens : aujourd'hui, et de nos jours ... par Glycéra (2020-01-30 13:25:40) 
[en réponse à 886524]


1 - Hodie veut dire aussi de nos jours, donc dans notre temps de la terre

2 - Hodie dans le sens aujourd'hui, réclamant la quotité, n'est-ce pas demander la récitation quotidienne du Pater ?

3 - La Pain "supersubstanciel" est accessible matériellement ou pas, selon les jours, les époques. Mais il est surnaturellement disponible, dès qu'on en a le désir.


Donc, je ne limiterai pas le quotidianus à cette journée de 24h, en voyant que le hodie n'est pas non plus limité.


J'oublierai votre argument de "tous les dictionnaires courants disent que ...", pour nombre de preuves évidentes des ignorances des dits dictionnaires et des propos du type "tout le monde sait que". **

Merci de l'occasion d'approfondir.
Avec mes bonnes salutations






Je recopie ceci :



hodie
Type: adverb; en.wiktionary.org aujourd'hui { adverb masculine }
À la date ou au jour en cours. Nihil plus a te hodie petam. Je ne t'en demanderai pas plus pour aujourd'hui. fr.wiktionary2016 aujourd’hui { adverb }
À la date présente Sed hae sunt veritates aeternae quae saepe, et potissimum hodie aliqua oblivione praetermittuntur. Mais ce sont des vérités éternelles qui souvent, et surtout aujourd’hui, sont tombées dans un certain oubli. Wiktionary
de nos jours { adverb } Hodie pueri propriam birotam habent. De nos jours, les garçons ont leur propre vélo. Wiktionary actuellement { noun }



** Exemples :
- sanction : qui veut dire faire saint, donc simplement donner sa vraie et saine valeur ; une bonne note est une sanction.
- sacrifice : qui veut dire faire sacré, donc tourner vers Dieu pour lui donner ; il n'y a pas que la pénibilité qui vaille !
- avortement devenu interruption : et on la reprend quand cette grossesse ?
- mariage, passons vite sur ce mot réduit à son terme de contrat enregistré socialement.
- information : donner forme par l'intérieur ; au lieu d'employer renseignement, ou référence, ou donnée relevée.

Je m'arrête là, le Diable étant trop créatif pour qu'on le rattrape jamais.
images/icones/salutscout.gif  ( 886370 )Ne jugeons pas le théologien à l'aune de son pontificat par Athanase (2020-01-28 17:08:29) 
[en réponse à 886364]


La tentation - fort rétroactive - est de juger de sa théologie en fonction de son échec et des péripéties causées par son successeur. Le cardinal Ratzinger a quand même écrit de belles, de très belles pages sur le Christ, sur l'Église. Y compris en tant que pape, mais comme personne privée. Je note aussi que son livre d'entretiens de 2016 avec Peter Seewald contient de belles citations.

Son livre d'entretien de 2011 est plus faible et plus circonstanciel et contient plus de bévues. Sa politique en tant que pape plus fragilisée, car plus absorbée par son pré-pontificat (dont les textes restent substantiels) et par un âge déjà avancé (au-delà de la démission du pape que l'on peut mettre en cause, c'est aussi - à mes yeux - la question du pape élu avancé en âge que l'on peut soulever: François a été élu à 77 ans et Benoît à 78 ans, soit des âges où l'on est déjà à la retraite dans bien des sociétés malgré les débats sur l'âge-pivot...).

Sur le renouveau patristique, il y a certes de tout, mais les auteurs qui en sont bien imprégnés ont résisté à la crise de l'Église. (Croire que le thomisme de certains manuels constitue une barrière puissante à la crise est, à mon avis, une illusion). Je suis quand même peu étonné de voir que le pape actuel est trop peu patristique dans ses citations ou dans sa façon de penser... Tiens, tiens...
images/icones/hum2.gif  ( 886379 )Pas vraiment par Peregrinus (2020-01-28 19:16:49) 
[en réponse à 886370]

Je pense faire la distinction entre le pape et le théologien, et il me semble précisément que la surévaluation des mérites du théologien est bel et bien liée au fait qu'il a été pape et a en tant que tel incarné les espoirs de ce qu'il restait de sain et de vivant dans l'Église.

Vous parlez du thomisme des manuels (expression qui renvoie d'ailleurs à tout et n'importe quoi : il est normal que, pour apprendre la théologie dans les séminaires, on se serve de manuels et je trouve d'ailleurs très significatif que les auteurs du prétendu renouveau aient été incapables de leur substituer quoi que ce soit de valable dans cette indispensable fonction). Très précisément, quand je lis, par exemple, la contribution du pape émérite au livre dont il est question, elle me paraît extrêmement académique et même scolaire, bien plus qu'un livre ou un article du P. Garrigou-Lagrange, pour prendre une figure qui sert de repoussoir dans certains milieux.

Pour le reste, nous nous connaissons un peu dans la vraie vie, vous savez donc que je ne crois pas particulièrement aux solutions-miracles, ni en matière intellectuelle, ni en matière liturgique ou pastorale.

Peregrinus

images/icones/fleche2.gif  ( 886387 ) Le livre du canoniste portant par AVV-VVK (2020-01-28 21:06:15) 
[en réponse à 886379]

un titre différent. Ici
images/icones/ancre2.gif  ( 886381 )Un regard sur ce texte par Paterculus (2020-01-28 19:41:42) 
[en réponse à 886324]

Puisqu'il y a deux fils sur le même sujet (nous sommes ici dans le second dans l'ordre chronologique), je renvoie à ma contribution au premier fil.
Votre dévoué Paterculus
images/icones/1n.gif  ( 886371 )Ce qui s'appelle tirer sur l'ambulance. par Rémi (2020-01-28 17:14:48) 
[en réponse à 886321]

Ca n'aura pas traîné, et bien sûr c'était absolument nécessaire.

On comprend qu'il y a des priorités, comme taper sur ce qu'il reste de conservateurs, le Pape Benoît en tête, mais on aimerait tout de même d'aussi longs développements, fussent-ils aussi alambiqués, lors de l'énormité hebdomadaire du Pape François.

Dieu merci la diffusion de ce pensum ahurissant restera probablement confidentielle.
images/icones/1b.gif  ( 886382 )... avec un pistolet à eau... par Paterculus (2020-01-28 19:46:13) 
[en réponse à 886371]

... du moins à ce qu'il m'a semblé.
VdP
images/icones/fleche2.gif  ( 886419 )Comme d'hab par Etienne (2020-01-29 14:26:26) 
[en réponse à 886371]

La FSSPX fait son business sur le principe de "je suis le seul à représenter l'intégralité de la Tradition catholique". Donc en quelque sorte, le pape Benoît XVI leur fait de la concurrence, et il convient de le dézinguer la première occasion venue. Donc on prend le premier théologien de prisunic venu, on lui fait tordre le texte du pape et ça donne ça.

Rien de nouveau sous le soleil.
images/icones/nul.gif  ( 886433 )La capacité du monde traditionnel à se tirer dans les pattes par Fenestri (2020-01-29 16:17:30) 
[en réponse à 886419]

et en particulier la capacité de la FSSPX (dont j'apprécie les prêtres que j'ai rencontrés) à tirer sur tout le monde, ne cessera de m'étonner.

Ca ne relève même pas du syndrome de la citadelle assiégée, c'est au-delà. Quelle tristesse !