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images/icones/flagIt.gif  ( 859232 )La suppresion d'Ecclesia Dei, une surprise de l'Esprit? par Jean Kinzler (2018-12-31 10:24:28) 

La nouvelle, pour l'histoire récente de l'Église catholique, a une certaine importance. Selon des rumeurs rapportées le 26 décembre par le blog Messainlatino.it, confirmées ultérieurement par l'expert du Vatican Marco Tosatti, le pape serait sur le point de supprimer la Commission Ecclesia Dei en la transformant en un bureau de la Congrégation pour la Doctrine de la Foi. Extérieurement, cela semble une simple réorganisation juridique, puisque la commission est déjà afférente à l’ancien Saint-Office, mais d’un point de vue ecclésiastique, cela ouvre un chapitre aux implications inattendues.

Cos’è la Pontificia Commissione Ecclesia Dei

Nel 1988, con il Motu Proprio “Ecclesia Dei Afflicta”, Giovanni Paolo II istituiva la Pontificia Commissione Ecclesia Dei, dandole il compito di rimarginare la rottura appena avvenuta fra la Fraternità San Pio X di mons. Marcel Lefebvre e Roma. Il vescovo francese aveva infatti compiuto quello che a tutti gli effetti venne considerato un atto scismatico, consacrando senza il permesso papale quattro vescovi e incorrendo nella scomunica automatica. Subito alcuni sacerdoti che avevano seguito Lefebvre fino a quel momento non approvarono l’atto appena compiuto, perché non erano intenzionati a rompere definitivamente con Roma. Per questo c’era bisogno di una Commissione ad hoc per accoglierli. Nacquero ad esempio la Fraternità Sacerdotale San Pietro, composta da sacerdoti che non seguirono Lefebvre fino in fondo. Il loro “ritorno” fu accompagnato dal permesso di celebrare la Messa Tridentina. Tornò inoltre in piena comunione con Roma la Fraternità San Vincenzo Ferrer.

Il Motu Proprio Ecclesia Dei invitava inoltre a non chiudere le porte ai fedeli che nelle diocesi richiedessero la celebrazione della Messa Tridentina, in linea con la lettera “Quattuor Abhinc Annos” inviata dalla Congregazione per il Culto Divino ai vescovi nel 1984, nota come “l’indulto” . L’invito, salvo rari casi, rimase inascoltato e quasi la totalità dei vescovi si rifiutarono di applicarlo, per motivi sostanzialmente ideologici.

La trasformazione post Summorum Pontificum

Benedetto XVI compì un ulteriore gesto di riavvicinamento verso tutti i fedeli che richiedevano con forza la celebrazione della Messa Tridentina, promulgando il Motu Proprio Summorum Pontificum, nel 2007. Il documento permetteva a tutti i sacerdoti di celebrare la Messa Tridentina, di fatto senza che i vescovi potessero opporre alcun divieto. Questo provocò un’opposizione molto forte da parte di tutti coloro che avversavano e tutt’ora avversano le forme tradizionali, ma creò un entusiasmo enorme fra tutti coloro che si riconoscevano e si riconoscono in esse. Il Summorum Pontificum ha dato vita ad un vero e proprio movimento globale, che ormai conta migliaia di “centri di messa” in tutto il mondo, con centinaia di migliaia di fedeli, che assistono alla Messa antica. E’ quel mondo che si può definire tradizionalista, che però non ha mai operato alcuna rottura con Roma.

Solo in Italia le messe celebrate regolarmente sono oltre cento e i gruppi sono in crescita numerica, soprattutto per quanto riguarda la partecipazione giovanile.
Il tutto è stato coordinato dalla Commissione Ecclesia Dei, che dopo il motu proprio del 2007, con il quale divenne una commissione della Congregazione per la Dottrina della Fede, ricevette l’incarico di seguire l’applicazione delle direttive di Benedetto XVI, nonché di rispondere ai fedeli che nelle proprie diocesi incontravano resistenze nei riguardi della celebrazione tridentina.

Gli Istituti Ecclesia Dei

Nel frattempo, mentre la celebrazione della Messa antica si è diffusa dal 2008 nelle diocesi, gli istituti che la celebrano regolarmente come forma esclusiva sono cresciuti notevolmente, oltre al Buon Pastore e alla Fraternità San Pietro, che conta oltre 200 sacerdoti e molti seminaristi, è necessario citare l’Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote, con più di cento sacerdoti e seminari pieni, che nacque in Gabon e ora è diffuso in vari paesi del mondo. Oltre a questi ce ne sono altri, con numeri minori ma comunque in buona salute. In generale si registra che, laddove i seminari diocesani chiudono per mancanza di iscritti, questi istituti contano moltissimi aspiranti sacerdoti, in linea con il fatto che una percentuale molto alta di coloro che partecipano alle messe tridentine è etichettabile come giovane.

La questione Fraternità San Pio X

Va sottolineato che, nonostante l’atto delle ordinazioni fosse di per sé scismatico, la fraternità San Pio X non si è mai posta come una chiesa parallela e non ha mai disconosciuto i papi. Per dirla in gergo, i lefevriani sono “una cum”, ciò vuol dire che nella messa recitano le parole “una cum famulo tuo Papa nostro” facendo seguire il nome del pontefice regnante. Non si è quindi comportata come un’entità scismatica, come fanno invece molti gruppi del mondo sedevacantista, composto da mine vaganti che ordinano preti e vescovi in continuazione, senza controllo e soprattutto disconoscendo l’autorità papale.

Questo atteggiamento della Fraternità San Pio X ha fatto si che negli anni, dopo la morte di Lefebvre nel 1991, le tensioni si stemperassero molto e che i colloqui con Roma continuassero, anche se a fasi alterne.

Come atto di buona volontà, Benedetto XVI, che da cardinale aveva seguito i colloqui con Lefebvre stesso e che da vescovo non fu favorevole al bando del rito antico, nel 2009 ritirò le scomuniche verso i quattro vescovi ordinati nel 1988. Mons. Fellay, uno dei quattro e all’epoca superiore della Fraternità, aveva scritto nel 2008 alla Commissione Ecclesia Dei, dichiarando: “Siamo sempre fermamente determinati nella volontà di rimanere cattolici e di mettere tutte le nostre forze al servizio della Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo, che è la Chiesa cattolica romana. Noi accettiamo i suoi insegnamenti con animo filiale. Noi crediamo fermamente al Primato di Pietro e alle sue prerogative, e per questo ci fa tanto soffrire l’attuale situazione”. Ovviamente, con la San Pio X il problema non è legato solo alla Messa, ma anche al rapporto con il Concilio Vaticano II e al tema dell’ecumenismo.

I timori dei fedeli “tridentini”

Tornando all’inizio dell’articolo, il fatto che la Commissione venga declassata ad ufficio è un atto epocale, soprattutto perché stando al vaticanista Tosatti, la soppressione avverrà perché “è venuta meno l’esigenza pastorale per cui venne creata”. Questa esigenza era la ricomposizione dello scisma lefevriano, dunque questo potrebbe essere un preludio ad un ritorno a Roma della San Pio X. Nell’immediato però i fedeli della Messa Tridentina già in comunione con il Papa rischiano di rimanere senza un punto di riferimento che possa metterli al riparo da quei vescovi che non vedono l’ora di cacciarli via e sopprimere le celebrazioni nelle rispettive diocesi.

Inoltre, è noto che l’area progressista e i liturgisti più ambigui e filo protestanti vorrebbero eliminare il Motu Proprio Summorum Pontificum (se ne è parlato addirittura all’ultima assemblea CEI). Per queste persone, il fatto che migliaia di persone si riconoscano nella Messa antica è ininfluente. Meglio non celebrare, piuttosto che celebrare l’odiato rito tridentino. L’atteggiamento è demenziale, ma è quello che va per la maggiore. Questi personaggi sperano che un ritorno della San Pio X sia l’occasione per assegnare l’esclusiva (come se fosse un prodotto) del rito antico alla Fraternità e sopprimere tutto il resto. I fedeli “tridentini” temono quindi che i progressisti utilizzino un accordo con gli epigoni di Lefebvre per assestare un duro colpo alla diffusione della Messa in Latino, che scomparirebbe dalle diocesi.

Numquam Abrogatam

Come accennato, all’ultima assemblea CEI, alcuni vescovi hanno sollevato il “problema” del Summorum Pontificum, in quanto il messale tridentino sarebbe stato abrogato con la promulgazione del messale di Paolo VI del 1969. In realtà nel Motu Proprio ci sono due parole, “Numquam Abrogatam”, che vuol dire “mai abrogato”, che riconoscono il fatto che appunto il messale antico, la cui ultima edizione è del 1962, non è mai stato né eliminato né proibito. Non c’è un documento che ne sancisca un’abrogazione. Lo spazio corrente non permette una trattazione specifica di questo punto, eventualmente verrà prodotto un articolo ad hoc, ma possiamo subito dire che già Paolo VI nel 1971, promulgò un indulto, noto con il nome di “Indulto di Agatha Christie”, dal nome della nota scrittrice che firmò l’appello per chiedere di non eliminare la Messa tridentina, per permettere la celebrazione in Inghilterra e Galles. Cosa che non avrebbe potuto fare se il messale fosse stato abrogato.source en italien
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En 1988, avec le Motu Proprio "Ecclesia Dei Afflicta", Jean-Paul II a créé la Commission pontificale Ecclesia Dei, chargée de remédier à la rupture qui venait de se produire entre la Fraternité Saint-Pie X de Mgr. Marcel Lefebvre et Rome. L'évêque français avait en fait accompli ce qui était en fait considéré comme un acte schismatique, consacrant quatre évêques sans autorisation papale.et encourant l'excommunication automatique. Immédiatement, des prêtres qui avaient suivi Lefebvre jusqu’à ce moment-là n’ont pas approuvé l’acte qui venait de se terminer, car ils n’avaient pas l’intention de rompre définitivement avec Rome. C'est pourquoi nous avions besoin d'une commission ad hoc pour les accueillir. Par exemple, la Fraternité Sacerdotale Saint-Pierre a été formée, composée de prêtres qui n'ont pas suivi Lefebvre jusqu'à la fin. Leur "retour" était accompagné de la permission de célébrer la messe tridentine. La Fraternité San Vincenzo Ferrer est également revenue à la pleine communion avec Rome.

Le Motu Proprio Ecclesia Dei a également invité à ne pas fermer les portes aux fidèles qui, dans les diocèses, avaient demandé la célébration de la messe tridentine, conformément à la lettre "Quattuor Abhinc Annos" envoyée par la Congrégation pour le Culte divin aux évêques en 1984, connue sous le nom de "L 'pardon' . L'invitation, sauf de rares cas, est restée inconnue et presque tous les évêques ont refusé de l'appliquer, pour des raisons essentiellement idéologiques.

La transformation post-Summorum Pontificum

Benoît XVI a fait un geste de rapprochement auprès de tous les fidèles qui ont demandé avec force la célébration de la messe tridentine,promulguant le Motu Proprio Summorum Pontificum, en 2007. Ce document permettait à tous les prêtres de célébrer la messe tridentine, sans que les évêques puissent s'opposer à une interdiction. Cela a provoqué une très forte opposition de tous ceux qui s'opposaient et s'opposent toujours aux formes traditionnelles, mais a suscité un enthousiasme énorme chez tous ceux qui se sont reconnus et se sont reconnus. Le Summorum Pontificum a donné vie à un véritable mouvement mondial, qui compte aujourd'hui des milliers de "centres de masse" dans le monde entier, avec des centaines de milliers de fidèles assistant à la messe antique. C'est ce monde qui peut être défini comme un traditionaliste, mais qui n'a jamais rompu avec Rome.

En Italie seulement, les masses célébrées régulièrement dépassent la centaine et les groupes se multiplient, notamment en ce qui concerne la participation des jeunes.
L’ensemble a été coordonné par la Commission Ecclesia Dei, qui, après le motu proprio de 2007, avec lequel elle est devenue une commission de la Congrégation pour la Doctrine de la Foi, a été chargée de suivre l’application des directives de Benoît XVI, ainsi que de aux fidèles qui, dans leurs diocèses, se sont opposés à la célébration tridentine.

Les instituts Ecclesia Dei

Entre-temps, alors que la célébration de l'ancienne Messe se répand dans les diocèses depuis 2008, les instituts qui la célèbrent régulièrement comme une forme exclusive se sont considérablement développés, ainsi que le Bon Pasteur et la Fraternité Saint-Pierre, qui compte plus de 200 prêtres et de nombreux séminaristes. Il est nécessaire de mentionner l’Institut Christ Roi Souverain Sacrificateur, qui compte plus de cent prêtres et séminaires complets, est né au Gabon et est maintenant répandu dans divers pays du monde. En plus de ceux-ci, il y en a d'autres, avec des nombres mineurs mais toujours en bonne santé. En règle générale, il est écrit que, lorsque les séminaires diocésains sont fermés en raison du manque de membres, ces instituts comptent un grand nombre de prêtres en herbe, ce qui témoigne du fait qu'un pourcentage très élevé de ceux qui participent aux messes tridentines peuvent être qualifiés de jeunes.

La question de la fraternité Saint-Pie X

Il convient de souligner que, malgré l'ordination des ordonnances, la fraternité Saint-Pie X ne s'est jamais établie en tant qu'église parallèle et n'a jamais désavoué les papes. Pour le dire en jargon, les lefevriani sont "un cum", cela signifie que, dans la messe, récitez les mots "a cum famulo tuo Papa notre" en suivant le nom du pontife régnant. Il ne s'est donc pas comporté comme une entité schismatique, contrairement à de nombreux groupes du monde sédévacantiste, composés de mines errantes qui ordonnent continuellement les prêtres et les évêques, sans contrôle et surtout en désavouant l'autorité papale.

Cette attitude de la Fraternité Saint-Pie X a eu pour conséquence qu'au fil des années, après la mort de Lefebvre en 1991, les tensions se sont beaucoup diluées et que les pourparlers avec Rome se sont poursuivis, même à tour de rôle.

En signe de bonne volonté, Benoît XVI, qui, en tant que cardinal, avait suivi les entretiens avec Lefebvre lui-même et qui, en tant qu’évêque, n’était pas favorable à l’interdiction du rite antique, a retiré en 2009 les excommunications aux quatre évêques ordonnés en 1988 . Monseigneur Fellay, l'un des quatre et à l'époque de la Fraternité, avait écrit à la Commission Ecclesia Dei en 2008, déclarant: "Nous sommes toujours fermement déterminés à rester catholiques et à mettre toutes nos forces au service de l'Église de Notre-Seigneur. Jésus Christ, qui est l'Eglise catholique romaine. Nous acceptons ses enseignements avec un esprit filial. Nous croyons fermement en la primauté de Pierre et de ses prérogativeset c’est la raison pour laquelle la situation actuelle nous fait tant souffrir ". De toute évidence, avec Saint-Pie X, le problème n'est pas seulement lié à la messe, mais également aux relations avec le Concile Vatican II et au thème de l'œcuménisme.

Peurs des fidèles "Tridentini"

Pour revenir au début de l'article, le fait que la Commission soit rétrogradée en bureau est un acte historique, notamment parce que, selon le porte-parole du Vatican, Tosatti, cette abolition aura lieu car "le besoin pastoral pour lequel elle a été créée a échoué" . Cette exigence étant la recomposition du schisme Lefevien, cela pourrait être un prélude au retour à Rome de Saint-Pie X. Mais immédiatement, les fidèles de la messe tridentine déjà en communion avec le pape risquent de rester sans point de référence protégez-les de ces évêques qui ne peuvent pas attendre pour les chasser et supprimez les célébrations dans leurs diocèses respectifs.

De plus, il est connu que la zone progressiste et les liturgistes plus ambigus et pro-protestants voudraient éliminer le Motu Proprio Summorum Pontificum (il en avait même été discuté lors de la dernière assemblée de la CEI). Pour ces personnes, le fait que des milliers de personnes se reconnaissent dans l'ancienne messe est sans importance. Mieux vaut ne pas célébrer, plutôt que célébrer le rite tridentin détesté. L'attitude est démentielle, mais c'est ce qui compte le plus. Ces personnages espèrent que le retour de Saint-Pie X sera l'occasion d'assigner l'exclusivité (comme s'il s'agissait d'un produit) de l'ancien rite à la Fraternité et de supprimer tout le reste. Les fidèles "tridentini" craignent donc que les progressistes utilisent un accord avec l'épigoni de Lefebvre pour porter un coup à la diffusion de la messe en latin, qui disparaîtrait des diocèses.

Numquam Abrogatam

Comme mentionné, lors de la dernière assemblée de la CEI, certains évêques ont soulevé le "problème" du Summorum Pontificum, car le missel tridentin aurait été abrogé avec la promulgation du missel de Paul VI de 1969. En fait, le motu proprio comporte deux mots: "Numquam Abrogatam", ce qui signifie "jamais abrogé",qui reconnaissent le fait que l’ancien missel, dont la dernière édition remonte à 1962, n’a jamais été éliminé ni interdit. Il n'y a aucun document qui sanctionne une abrogation. L’espace actuel ne permet pas un traitement spécifique de ce point, un article ad hoc sera éventuellement produit, mais nous pouvons immédiatement dire que Paul VI avait déjà promulgué en 1971 un indult, connu sous le nom de "Indult of Agatha Christie", du nom de note écrivain qui a signé l'appel à demander de ne pas éliminer la messe tridentine, pour permettre la célébration en Angleterre et au pays de Galles. Ce qu'il n'aurait pas pu faire si le missel avait été abrogé.
images/icones/union-jack.png  ( 859239 )Deux réflexions du p.Zuhlsdorf par Jean Kinzler (2018-12-31 13:01:15) 
[en réponse à 859232]

1.Rumor volat:
WDTPRS
2.More thoughts about upcoming Pont. Comm. “Ecclesia Dei” document or suppression:
WDTPRS
images/icones/fleche2.gif  ( 859256 )Motu proprio: traductions de la deuxième réflexion du P. Zuhlsdorf par jejomau (2018-12-31 16:36:31) 
[en réponse à 859239]


2.More thoughts about upcoming Pont. Comm. “Ecclesia Dei” document or suppression:

Publié le 28 décembre 2018 par le p. John Zuhlsdorf

J’ai beaucoup réfléchi aux conséquences d’un nouveau Motu Proprio par lequel la Commission pontificale «Ecclesia Dei» pourrait être supprimée sous prétexte que «l’urgence pastorale» pour laquelle il a été créé n’est plus présente. Je suppose que la plupart des dossiers seront absorbés par le CDF....

J'ai écrit plus tôt sur les implications pour les communautés religieuses dans le cadre du PCED et sur des questions telles que le calendrier. Je n’étais pas très optimiste à propos de ces éléments, car d’autres congrégations devraient probablement être impliquées. C'est de la cuisine, mais pas de la bonne cuisine..

Cependant, il est judicieux de retourner la chaussette de temps en temps.
Rappelez-vous, ceci est ma spéculation basée sur des sources prudentes déclenchées par la rumeur.
Et si le texte du Motu Proprio, fondé sur l’idée que «l’urgence pastorale» n’est plus urgente, au lieu d’être négatif, finissait par être positif?
Et si François surprenait tout le monde comme il le fait quand il - certes d'une manière étrangement non juridique - a permis aux gens d'être valablement absous par les prêtres de la FSSPX et qu'il a assuré ensuite le témoignage approprié de mariages de forme valide? Pourrait-il y avoir quelque chose d’autre dans le Motu Proprio qui pourrait rendre le mandat du PCED moins urgent?

J'avoue que je suis maintenant plutôt conditionné à être soupçonneux envers tout ce qui vient de ce pontificat, compte tenu de la distribution des personnages impliqués à différents niveaux. C'est un développement triste. Quand j'ai entendu dire qu'un tel document allait arriver, je l'ai attendu au début avec impatience et, alors qu'il arrive, je me suis mis à creuser pour trouver l'or. Maintenant, je redoute toutes les rumeurs concernant un tel document et, le cas échéant, je tends à y voir du mauvais plutôt que le bon. Je n’aime pas cette situation.

Par conséquent, je vais le dire: si «l’urgence pastorale» est finie, alors qu'est-ce que cela pourrait signifier?

En premier lieu, considérons que dans les 10 ans qui ont suivi la promulgation de Summorum Pontificum, le nombre de lieux où l'ancienne messe est utilisée a explosé, en particulier aux États-Unis. Ici, le nombre est passé de 50 à 500.
Ensuite, les prêtres sont nombreux pour déclarer que la forme la plus ancienne augmente avec chaque ordination.
En outre, les évêques sont nombreux aussi pour affirmer que l'ancienne forme augmente chaque année. Nous entendons maintenant parler de messes pontificales un peu partout. Impensable il y a 10 ans.
Par ailleurs, le nombre de vocations entrant dans les communautés traditionnelles est en hausse. Le nombre de nouveaux ordonnés pour les diocèses qui disent leur première messe sous leur forme traditionnelle est en hausse.

Il y a des signes positifs. Il serait extrêmement stupide d'essayer de supprimer ce mouvement maintenant. Les chiffres sont en hausse et les tentatives de suppression engendreraient une résistance énorme.

Alors, peut-être que le Motu Proprio sera positif plutôt que négatif.

Peut-être reconnaîtra-t-il que si le temps de l'une urgence pastorale est passée, ce qui arrive maintenant est le courant principal.

J'ai plusieurs sources d'informations minces sur le document en question et je commence à penser que ma réaction première va toutefois dans le mauvais sens.
Rappelez-vous, ceci est ma spéculation basée sur des sources prudentes déclenchées par la rumeur.

S'il vous plaît, mes amis, priez St Joseph, le grand gardien et beau bâtisseur de l'Église, de guider la publication du nouveau document.

images/icones/neutre.gif  ( 859248 )Diviser pour détruire par Eti Lène (2018-12-31 14:03:12) 
[en réponse à 859232]


De plus, il est connu que la zone progressiste et les liturgistes plus ambigus et pro-protestants voudraient éliminer le Motu Proprio Summorum Pontificum (il en avait même été discuté lors de la dernière assemblée de la CEI). Pour ces personnes, le fait que des milliers de personnes se reconnaissent dans l'ancienne messe est sans importance. Mieux vaut ne pas célébrer, plutôt que célébrer le rite tridentin détesté. L'attitude est démentielle, mais c'est ce qui compte le plus. Ces personnages espèrent que le retour de Saint-Pie X sera l'occasion d'assigner l'exclusivité (comme s'il s'agissait d'un produit) de l'ancien rite à la Fraternité et de supprimer tout le reste. Les fidèles "tridentini" craignent donc que les progressistes utilisent un accord avec l'épigoni de Lefebvre pour porter un coup à la diffusion de la messe en latin, qui disparaîtrait des diocèses.



Le coup serait double :
- Faire taire la FSSPX en lui accordant tout ce que celle-ci demande, y compris la suppression de la Commission Ecclesia Dei.
- Supprimer les très obéissants instituts Ecclesia Dei, et les faire rentrer dans le rang dans le merveilleux printemps de l'Eglise.

Pour cela utiliser les cordes sensibles : l'obéissance reconnue comme vertu absolue dans les Instituts Ecclesia Dei, et la reconnaissance de la parole libre dans la FSSPX.

Tout le monde connait François avec son regard bienveillant sur les périphéries, et sa dialectique pratique quand il s'agit de gouvernement interne de l'Eglise. Cette hypothèse de faire rentrer la FSSPX en acceptant toutes ses conditions, tout en ordonnant la dissolution de toutes les communautés Ecclesia Dei n'est pas du tout farfelue.

Si cela réussissait, cela permettrait de circonscrire la révolte tradie dans un seul institut: la FSSPX, de conclure la division de 1988 par un non-retour. Diabolique.

Et si la FSSPX refusait de signer, de nouvelles excommunications? Et si les instituts Ecclesia Dei refusaient de rentrer dans le rang progressiste, des sanctions? Ne pas oublier que les persécutions renforcent la foi des chrétiens. Peut-être que là encore et il faut espérer, ce nouveau tsunami va renforcer la Tradition, et peut-être renforcer l'unité des tradis, voire amener beaucoup de monde extérieur à la Tradition, et qui ne comprend plus rien à l'orientation sexuelle du pontificat de François, à la messe traditionnelle.