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Zéro Tolérance" et puis en appel "concessions pastorales"?
par Presbu 2014-06-19 20:00:22
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source mario TOSATTI La Stampa “In questo momento, ci sono tre vescovi sotto indagine: sotto indagine, tre, e uno è già condannato e si sta valutando la pena da comminare”.  
Non sappiamo se – come è probabile – le inchieste nei confronti dei tre vescovi siano iniziate quando ancora era papa Benedetto XVI. Certo non ci si può stancare di ricordare quanto ha fatto in questo campo papa Ratzinger; in silenzio dagli 80 ai 90 vescovi sono stati rimossi, e dal 2004 alla fine del 2013 la Chiesa ha ridotto allo stato laicale 848 sacerdoti, punendone più lievemente 2.572. Più volte papa Bergoglio ha ribadito che su questo si deve andare avanti: “tolleranza zero”.  
Non c’è dubbio che la punta di diamante di questa lotta – sin dai tempi di Ratzinger, e poi di Levada, e adesso di Müller sia stata la Congregazione per la Dottrina della Fede. Che però – come altre congregazioni romane che si sono occupate di questo genere di problema, era accusata di essere “severissima”. Ci si può chiedere allora se è una buona cosa, e coerente con le affermazioni di “tolleranza zero”, depotenziare la Congregazione.  
Che potrebbe accadere se venisse creata una commissione speciale per giudicare gli appelli dei sacerdoti colpiti da provvedimenti su abusi, e che presentano ricorso. Sembra che l’intenzione del Papa sia di creare una commissione del genere; e ne ha già nominato membro un vescovo argentino José Luis Mollaghan, con cui non c’è mai stata sintonia, anzi; togliendolo dalla diocesi di cui era arcivescovo, Rosario. La notizia non è stata accolta con favore da non pochi, alla Congregazione per la Dottrina della Fede.  
E’ una tradizione, ormai da circa un secolo della Dottrina della Fede che tutti i mercoledì – la Feria Quarta – o a volte un mercoledì al mese o due mercoledì al mese, a seconda del numero di casi, si riunisca la Congregazione, insieme ad alcuni membri residenti a Roma, per esaminare gli appelli su temi gravi, quali gli abusi, i “delicta graviora”. E funziona bene. Si portano i casi più controversi e particolari, su cui ci possono essere soluzioni diverse. Si ha un “ponente”, un ufficiale a cui è stato assegnato il caso, che se lo studia bene e ne fa un riassunto. Mette in rilievo i vari aspetti: fattispecie, diritto, iure e in facto, e propone una soluzione. Il caso viene esaminato, e poi si vota; anche per iscritto.  
Perché cambiare? Il timore di alcuni è che si voglia essere severissimi, in principio, e poi si voglia “temperare” la severità di Roma con un approccio più “pastorale”

     

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