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JUILLET 2003 A MARS 2011

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L'essentiel de cette attaque contre la Commission Ecclesia Dei Imprimer
Auteur : Presbu
Sujet : L'essentiel de cette attaque contre la Commission Ecclesia Dei
Date : 2011-02-15 17:41:35

L'auteur de l'article dans son "juridisme" d'esprit kantien en marge de la réalité, (...) s'avance jusqu'à insinuer - sans montrer s'il s'agit de sa seule conviction personnelle ou bien de la conclusion des analyses faites par divers canonistes - que les appobations canoniques par la SC Ecclesia Dei seraient à réexaminer! "une fois examiné que tout soit en ordre sous l'aspect doctrinal (...) que l'approbation soit donnée par la congrégation responsable des instituts de vie consacrée..." ce qui reviendrait à confier à des NOMistes ces communautés réfractaires au NOM!
Meno ammissibile invece è il velato rimprovero alla Santa Sede, che non si lascerebbe imbrigliare dai canoni del diritto. Quasi a scordare che i Romani Pontefici godono di una giurisdizione “estensive universalis et intensive summa” e che il Papa, erigendo la Commissione “Ecclesia Dei” e affidandole poteri straordinari, non sta facendo altro che esercitare il Suo primato. Primato che, non dispiaccia ai canonisti, non è sottomesso al codice, potendo Egli domani stesso potenziare l’Ecclesia Dei, come da più parti invocato, senza che sia il codice a limitarne le azioni. Ma in tempi di gallicanesimo episcopalista questo concetto sembra poco permeabile nelle menti dei giornalisti cattolici. E’ teologicamente, quindi canonicamente, ridicolo discutere del modo migliore di piegare le scelte del Papa all’uniformità del diritto ecclesiastico positivo, il quale trae la sua efficacia dalla promulgazione papale e non dalle urne dei parlamenti. L’articolista non si è spinto fino a tal punto, ma nel suo “giuridismo” avulso dalla realtà, arriva quasi ad insinuare, facendo proprie le conclusioni di alcuni studi, che le approvazioni canoniche dell’Ecclesia Dei sarebbero da riesaminare. Quel che sarebbe da riprendere in considerazione sarebbero gli effettivi poteri della Commissione, nel passato e nel presente, prospettando addirittura una riesamina retroattiva. L’articolista poi - non si capisce bene se parlando ex abundantia cordis o facendo sue le conclusioni dei canonisti citati - non senza una certa audace sfrontatezza, scrive che gli Istituti che dipendono dalla citata Commissione sarebbero ancora passibili di un esame di controllo sulla loro ortodossia (!). Per comprendere a che punto la realtà oltrepassi la fantasia riportiamo le parole testuali: “Per quanto riguarda gli istituti approvati dalla “Ecclesia Dei”, si potrebbe studiare se, una volta esaminato che tutto sia in ordine sotto l'aspetto dottrinale, l'approvazione non possa essere concessa dalla stessa Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, un po' come quando si chiedeva il nulla osta del Sant'Uffizio per l'approvazione degli istituti religiosi”.

L’Osservatore Romano sembra insinuare nel lettore non solo che l’approvazione canonica, di cui gli istituti dell’Ecclesia Dei beneficiano, sia ancora “sub iudice”, ma soprattutto l’autorevole giornale taccia tali Società religiose di essere ancora passibili di verifiche sulla cattolicità della loro dottrina. Citiamo nuovamente: “una volta esaminato che tutto sia in ordine sotto l’aspetto dottrinale”.





Per inciso precisiamo che analoghe preoccupazioni non intervenivano quando, poco sopra, si era parlato dei problemi posti dalle “nuove comunità religiose” che escludono il celibato, ma che prevedono vita conventuale mista di uomini e donne.

Meno ammissibile invece è il velato rimprovero alla Santa Sede, che non si lascerebbe imbrigliare dai canoni del diritto. Quasi a scordare che i Romani Pontefici godono di una giurisdizione “estensive universalis et intensive summa” e che il Papa, erigendo la Commissione “Ecclesia Dei” e affidandole poteri straordinari, non sta facendo altro che esercitare il Suo primato. Primato che, non dispiaccia ai canonisti, non è sottomesso al codice, potendo Egli domani stesso potenziare l’Ecclesia Dei, come da più parti invocato, senza che sia il codice a limitarne le azioni. Ma in tempi di gallicanesimo episcopalista questo concetto sembra poco permeabile nelle menti dei giornalisti cattolici. E’ teologicamente, quindi canonicamente, ridicolo discutere del modo migliore di piegare le scelte del Papa all’uniformità del diritto ecclesiastico positivo, il quale trae la sua efficacia dalla promulgazione papale e non dalle urne dei parlamenti. L’articolista non si è spinto fino a tal punto, ma nel suo “giuridismo” avulso dalla realtà, arriva quasi ad insinuare, facendo proprie le conclusioni di alcuni studi, che le approvazioni canoniche dell’Ecclesia Dei sarebbero da riesaminare. Quel che sarebbe da riprendere in considerazione sarebbero gli effettivi poteri della Commissione, nel passato e nel presente, prospettando addirittura una riesamina retroattiva. L’articolista poi - non si capisce bene se parlando ex abundantia cordis o facendo sue le conclusioni dei canonisti citati - non senza una certa audace sfrontatezza, scrive che gli Istituti che dipendono dalla citata Commissione sarebbero ancora passibili di un esame di controllo sulla loro ortodossia (!). Per comprendere a che punto la realtà oltrepassi la fantasia riportiamo le parole testuali: Meno ammissibile invece è il velato rimprovero alla Santa Sede, che non si lascerebbe imbrigliare dai canoni del diritto. Quasi a scordare che i Romani Pontefici godono di una giurisdizione “estensive universalis et intensive summa” e che il Papa, erigendo la Commissione “Ecclesia Dei” e affidandole poteri straordinari, non sta facendo altro che esercitare il Suo primato. Primato che, non dispiaccia ai canonisti, non è sottomesso al codice, potendo Egli domani stesso potenziare l’Ecclesia Dei, come da più parti invocato, senza che sia il codice a limitarne le azioni. Ma in tempi di gallicanesimo episcopalista questo concetto sembra poco permeabile nelle menti dei giornalisti cattolici. E’ teologicamente, quindi canonicamente, ridicolo discutere del modo migliore di piegare le scelte del Papa all’uniformità del diritto ecclesiastico positivo, il quale trae la sua efficacia dalla promulgazione papale e non dalle urne dei parlamenti. L’articolista non si è spinto fino a tal punto, ma nel suo “giuridismo” avulso dalla realtà, arriva quasi ad insinuare, facendo proprie le conclusioni di alcuni studi, che le approvazioni canoniche dell’Ecclesia Dei sarebbero da riesaminare. Quel che sarebbe da riprendere in considerazione sarebbero gli effettivi poteri della Commissione, nel passato e nel presente, prospettando addirittura una riesamina retroattiva. L’articolista poi - non si capisce bene se parlando ex abundantia cordis o facendo sue le conclusioni dei canonisti citati - non senza una certa audace sfrontatezza, scrive che gli Istituti che dipendono dalla citata Commissione sarebbero ancora passibili di un esame di controllo sulla loro ortodossia (!). Per comprendere a che punto la realtà oltrepassi la fantasia riportiamo le parole testuali: “Per quanto riguarda gli istituti approvati dalla “Ecclesia Dei”, si potrebbe studiare se, una volta esaminato che tutto sia in ordine sotto l'aspetto dottrinale, l'approvazione non possa essere concessa dalla stessa Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, un po' come quando si chiedeva il nulla osta del Sant'Uffizio per l'approvazione degli istituti religiosi”.

L’Osservatore Romano sembra insinuare nel lettore non solo che l’approvazione canonica, di cui gli istituti dell’Ecclesia Dei beneficiano, sia ancora “sub iudice”, ma soprattutto l’autorevole giornale taccia tali Società religiose di essere ancora passibili di verifiche sulla cattolicità della loro dottrina. Citiamo nuovamente: “una volta esaminato che tutto sia in ordine sotto l’aspetto dottrinale”.
Per inciso precisiamo che analoghe preoccupazioni non intervenivano quando, poco sopra, si era parlato dei problemi posti dalle “nuove comunità religiose” che escludono il celibato, ma che prevedono vita conventuale mista di uomini e donne. . L’Osservatore Romano sembra insinuare nel lettore non solo che l’approvazione canonica, di cui gli istituti dell’Ecclesia Dei beneficiano, sia ancora “sub iudice”, ma soprattutto l’autorevole giornale taccia tali Società religiose di essere ancora passibili di verifiche sulla cattolicità della loro dottrina. Citiamo nuovamente: “una volta esaminato che tutto sia in ordine sotto l’aspetto dottrinale”. Per inciso precisiamo che analoghe preoccupazioni non intervenivano quando, poco sopra, si era parlato dei problemi posti dalle “nuove comunità religiose” che escludono il celibato, ma che prevedono vita conventuale mista di uomini e donne.



La discussion

 Tentative de torpillage du Motu Proprio, de Escartefigue [2011-02-15 14:43:29]
      En même temps, il nous est expliqué, de Tibère [2011-02-15 15:42:19]
          très grave bien que très surprenant en effet mai [...], de Luc Perrin [2011-02-15 16:47:54]
              Ben mince..., de Justin Petipeu [2011-02-15 17:09:30]
              Il est très probable que certains en coulisses, de Jean-Paul PARFU [2011-02-15 17:33:38]
                  Ceux qui lisent dans le marc de café !, de Chouette [2011-02-15 17:42:56]
                      [réponse], de Amos [2011-02-15 17:53:35]
              J'ai pu lire également, de Etienne [2011-02-15 17:40:42]
      L'essentiel de cette attaque contre la Commission  [...], de Presbu [2011-02-15 17:41:35]
      Hiérarchie des normes?, de PEB [2011-02-15 19:22:10]
      Une contradiction impossible..., de Escartefigue [2011-02-15 22:08:01]
      Information assez crédible, de Ennemond [2011-02-15 23:25:48]