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des évêques anglais ont bloqué pendant 15 ans le retour des anglicans Imprimer
Auteur : Presbu
Sujet : des évêques anglais ont bloqué pendant 15 ans le retour des anglicans
Date : 2010-12-08 19:40:39

sur le tout nouveau quotidien internet "la bussola..." la fin de l'histoire des négociations entre les 'anglicans-catholiques' et Rome, qui ont été ensablées pendant 15 ans par le sabotage de quelques évêques, notamment du Sud de l'Angleterre,
-->peut-être moins progressistes doctrinalement que "control freaks" = obsédés de tout centraliser et décider eux-mêmes en matière pastorale et liturgique.
source le livre: Why we waited 15 years for an Ordinariate: the inside story, published on the blog of The Catholic Herald, London 22 novembre 2010)


IL RETROSCENA 15 anni per l’Ordinariato. Ecco perché
di William Oddie* (ancien patron de cet Hebdomadaire) 07-12-2010

Sabato sera ho ricevuto la telefonata di un sacerdote cattolico, ex anglicano, membro di un gruppo d’influenti anglo-cattolici (il più anziano dei quali era il reverendo Graham Leonard, già vescovo di Londra) che nei primi anni 1990 intavolò un negoziato con un gruppo di vescovi cattolici guidati dal cardinal Basil Hume alla ricerca di un modo per far sì che gli anglicani potessero convertirsi alla Chiesa Cattolica non come singoli, ma come intere comunità parrocchiali. Il mio interlocutore era chiaramente eccitato, essendo venuto a conoscenza di più dettagli di quanti siano mai stati resi pubblici circa i termini con verrà istituito l’Ordinariato. «Ci hanno dato tutto ciò che chiedevamo.», disse, «C’è tutto».

A suo tempo, ero rimasto in contatto con quella persona per tutta la durata di quei negoziati di parecchio tempo fa, negoziati sui quali mi tenne sempre esaurientemente informato incontro dopo incontro. Dal canto mio, presi abbondanti note, successivamente confermate dalle minute delle riunioni passatemi da più di uno dei partecipanti ai colloqui. Quelle informazioni hanno poi costituito la base di un resoconto dettagliato e accurato dell’accaduto, che pubblicai nel libro The Roman Option: The realignment of English Christianity (1997) qualche tempo dopo che l’intero affare venne mandato a monte dall’opposizione di alcuni vescovi cattolici inglesi. Quell’opposizione aveva peraltro fatto imbufalire il cardinal Hume - che nei negoziati era stato pienamente favorevole agli anglicani -, il quale decise di ritirare il proprio appoggio ai negoziati. L’impianto naufragò insomma completamente, e secondo alcuni senza lasciar traccia. A Roma, il cardinale Joseph Ratzinger chiese: «Di cosa hanno paura i vescovi inglesi?». E papa Giovanni Paolo II domandò all’ex vescovo Leonard: «Perché i vescovi inglesi sono così poco apostolici?».

Quando apparve il mio libro, il cardinale Hume rigettò categoricamente la mia ricostruzione dei fatti (il che implicava direttamente il fatto che le mie citazioni delle parole del cardinal Ratzinger e del pontefice fossero una palese invenzione) e condannò l’opera mediante la promulgazione di un documento promosso dall’episcopato cattolico d’Inghilterra e di Galles pochi membri del quale potevano però a quel momento averla già letta.

Venni insomma etichettato come bugiardo dai miei stessi vescovi. Dopo una lunga corrispondenza con l’autore materiale di quel documento (uno dei vescovi ausiliari di Westminster) riuscii a farlo ritirare, insistendo sul fatto che se così non fosse avvenuto allora avrei pubblicato le minute delle riunioni onde dimostrare che avevo detto la verità. Dato che non avevo alcuna intenzione di sostenere a mia volta che il cardinal Hume aveva mentito, oppure che sbagliava completamente, provai un profondo senso di sollievo quando trovammo l’accordo, nonostante i danni al mio libro fossero stati fatti.

Perché, mi chiesi a quel punto, mi ero dato tanto da fare? Di che utilità sarebbero stati tutti quegli anni spesi sul libro? Le persone che avrebbero saputo del ritiro di quel documento dei vescovi sarebbero state molte meno di quelle che sapevano della condanna formale del libro. Ma a questa domanda giunse una risposta interessante, che mi fece stare un po’ meglio. Ricevetti infatti una telefonata lusinghiera dal mio editore, HarperCollins: il nunzio pontificio aveva ordinato sei copie del mio libro. The Roman Option sarebbe stato insomma letto a Roma. Ma da chi? Domanda intrigante.

Il tempo intanto passava. Le donne prete furono ordinate. E dentro la Chiesa d’Inghilterra sorse una specie di “Chiesa” che si dichiarava non in comunione con le donne prete e con i vescovi che le avevano ordinate. Quella “Chiesa” aveva i suoi vescovi “non territoriali” [cioè senza una vera diocesi –Ndr.], alcuni dei quali, dopo più di dieci anni, riaprirono i negoziati con la Chiesa Cattolica: questa volta non con l’episcopato inglese, di cui a questo punto non si fidavano, ma molto discretamente con Roma stessa.

Un giorno ricevetti una telefonata da Roma. Proveniva da un membro della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, il cui prefetto precedente adesso era Papa. Mi fu chiesto di non menzionare ad alcuno né il nome del mio interlocutore, né, allora, quella stessa conversazione. Le cose erano in un fase iniziale e delicata, disse: ma vi era la possibilità concreta di un movimento che andasse nella medesima direzione dei negoziati precedenti. Avevano letto il mio libro. Potevamo parlarne?

Risposi che, per ragioni ovvie, con il versante anglicano non ero più in contatto così stretto come prima. Ma aggiunsi che di una cosa ero sicuro: l’intera questione sarebbe naufragata ancora se i vescovi inglesi non fossero stati tenuti fuori dal giro. Nulla doveva esser detto loro. Seguì il silenzio. «Abbiamo preso nota delle sue osservazioni», disse il mio interlocutore. Mi fu chiaro che se la cosa non era stata comunicata all’episcopato inglese si trattava di una decisione presa prima.

Trascorse altro tempo, anche se questa volta meno. Con sbigottimento e costernazione di alcuni vescovi cattolici la Santa Sede ha promulgato, il 4 novembre 2009, la costituzione apostolica Anglicanorum coetibus circa l’istituzione di ordinariati personali per anglicani che entrano nella piena comunione con la Chiesa Cattolica. A quel punto ci è stato detto (mi è scappato da sorridere) che, per riprendere le parole del reportage pubblicato il 19 novembre da The Catholic Herald, «le diocesi d’Inghilterra e di Galles hanno versato un quarto di milione di sterline per finanziare l’Ordinariato» e che «là dove si sono formate delle comunità le diocesi aiuteranno il clero anglicano a far fronte a necessità sia logistiche sia finanziarie». Caspita! Davvero in ogni diocesi, anche lungo la Costa meridionale del Paese?

Nei miei precedenti interventi su questo blog ho spiegato il motivo per cui giudico assolutamente positivi questi sviluppi. Mi è rimasta però una domanda. Perché non è accaduto tutto 15 anni fa? E qual è la risposta ai quesiti posti a suo tempo da Papa Giovanni Paolo II e dal Cardinal Ratzinger: di cosa aveva paura l’episcopato inglese? E quindi quell’interrogativo ancora più difficile: perché i vescovi inglesi sono stati così poco apostolici?
Forse oggi le cose sono diverse. Dobbiamo pregare tutti sinceramente affinché lo siano davvero.

(Traduzione di Marco Respinti dell’articolo Why we waited 15 years for an Ordinariate: the inside story, pubblicato sul blog del settimanale cattolico inglese The Catholic Herald di Londra il 22 novembre 2010)

* William Oddie è uno dei maggiori opinionisti cattolici inglesi. Ha diretto il settimanale The Catholic Herald dal 1998 al 2004 ed è autore di numerosi libri.


La discussion

 des évêques anglais ont bloqué pendant 15 ans  [...], de Presbu [2010-12-08 19:40:39]