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Vatican Insider et la situation de la Fsspx
par Jean Kinzler 2016-08-03 21:04:08
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Lefebvriani, ecco che cosa è negoziabile e cosa no per la riconciliazione con la Chiesa cattolica
Michelangelo Nasca

In un’intervista pubblicata sul periodico in lingua tedesca Christ und Welt, in edicola dal 28 luglio, l’arcivescovo Guido Pozzo, segretario della Commissione pontificia Ecclesia Dei incaricata da papa Francesco di condurre colloqui conciliatori con i tradizionalisti cattolici scissionisti della Fraternità sacerdotale San Pio X (comunemente nota come Sspx), getta luce su alcune questioni chiave riguardo i negoziati. La Fraternità non è più scomunicata, seppur non ancora reintegrata canonicamente, e malgrado abbia fatto alcune concessioni iniziali, continua a rifiutare alcuni importanti documenti del Vaticano II. Secondo l’intervistatore, il resoconto dell’arcivescovo Pozzo è destinato a sollevare ulteriori domande.

Le domande più ovvie, ma mai poste in questa intervista e di conseguenza rimaste senza risposta sono: «Il Vaticano su quali specifici punti è disposto a scendere a compromessi?» e «Il Vaticano sarebbe pronto a sacrificare la natura autorevole di alcuni documenti del Vaticano II che, pur non essendo dogma, sono diventati strumenti preziosi per il dialogo inter-religioso?».

Le questioni principali in gioco sono due. La prima è il fortissimo desiderio di papa Francesco per l’unità pastorale all’interno della Chiesa e la riconciliazione delle fratture di natura teologica. La seconda riguarda invece le importanti ripercussioni per il futuro di documenti fondamentali del Vaticano II quali: 1) Nostra Aetate - di cui l’anno scorso è stato celebrato in tutto il mondo il 50esimo anniversario della pubblicazione – che tratta della natura delle relazioni tra la Chiesa cattolica con il popolo ebraico, i musulmani e le altre religioni non cristiane del mondo e 2) Dignitatis Humanae – la Dichiarazione sulla libertà religiosa.

Riguardo la prima questione, Pozzo afferma: «Tutto ciò che favorisce l’incontro e l’unità è vicino al cuore del Pontefice». Quando gli viene chiesto cosa sia cambiato nell’atteggiamento verso la Fraternità da parte del Vaticano con papa Francesco risponde: «Dal 2009 al 2012 l’enfasi principale riguardava le dispute teologiche. Le difficoltà di natura dottrinale rendevano difficile il riconoscimento canonico della Confraternita. Ma sappiamo che la vita non è fatta di sola dottrina. Nel corso degli ultimi tre anni è andato crescendo il desiderio di imparare e capire meglio la realtà concreta di questa fraternità sacerdotale (…) mentre prima gli incontri si svolgevano in un’aula magna, diciamo così, ora ci incontriamo in un’atmosfera più amichevole e rilassata, anche se le discussioni sono le stesse».

Secondo Pozzo, il riavvicinamento con l’Sspx è stato favorito dall’espulsione e dall’esilio degli estremisti e dei negazionisti dell’Olocausto quale per esempio Richard Williamson, l’ex «Vescovo» dell’Sspx. Marcel Lefebvre, il fondatore della Fraternità e i suoi seguaci sono stati scomunicati da Giovanni Paolo II nel 1988 come conseguenza della ordinazione dei vescovi da parte di Lefebvre senza il permesso del Papa. Nel 2009, 18 anni dopo la morte di Lefebvre da prete scomunicato, Benedetto XVI tolse la scomunica agli altri quattro vescovi in seguito al loro riconoscimento del Primato. Un ulteriore segno della distensione nei rapporti è stata l’udienza privata concessa recentemente a Fellay da papa Francesco.

Pozzo ha ricordato che Benedetto XVI aveva dichiarato che la scomunica della Fraternità non nasceva dalle argomentazioni dell’Sspx contro il Vaticano II, ma puramente dal loro mancato riconoscimento della supremazia di Roma, questione a cui ora è stato posto rimedio.

Tuttavia, all’Sspx non è stato ancora concesso il riconoscimento canonico, e il motivo primario è precisamente il loro continuo rifiuto di recepire alcuni documenti del Vaticano II. È questa la questione cardinale dei colloqui in corso, ed è anche la materia principale discussa nell’intervista in lingua tedesca con l’inviato del Vaticano per la mediazione con l’Sspx.

Quello che salta immediatamente all’occhio nel resoconto è la totale assenza di qualunque riferimento contestuale alle origini storiche dei documenti del Vaticano II, e cioè le motivazioni per cui Giovanni XXIII, Paolo VI e i padri conciliari li ritenevano importanti.

Un esempio lampante è la totale assenza di discussione (e di menzione) riguardo il paragrafo 4 di Nostra Aetate, sulle relazioni della Chiesa cattolica con il popolo ebraico. Una lacuna ancora più importante se si considera la storia recente dell’apparentemente innato antisemitismo teologico da parte della Fraternità, presente già negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso nei sermoni e nei periodici della Fraternità, ben prima che fossero rimossi alcuni post incriminati sul loro sito internet.

È importante ricordare le origini di Nostra Aetate, concepito all’inizio puramente come un «Documento sugli Ebrei». Nelle intenzioni di papa Giovanni XXIII, era un modo per cancellare finalmente l’indottrinamento distorto dell’accusa di «deicidio» da parte di tante chiese e tante parrocchie, anche se questa accusa era stata dichiarata falsa e assurda dal punto di vista storico e teologico già durante il Concilio di Trento. La decisione riguardo la necessità di formulare il documento fu fatta da Papa Roncalli quando si accorse, durante un incontro con Jules Isaac (lo storico, sopravvissuto all’Olocausto gli presentò una prima stesura del suo libro, «L’insegnamento del Disprezzo») che dimostrò al Pontefice che questa retorica antisemita circolante in Europa aveva creato l’ambiente giusto per lo sviluppo di feroci stereotipi antisemiti, che avevano a loro volta alimentato l’odio che rese possibile la Shoah.

Di conseguenza, se l’Sspx venisse regolarizzato canonicamente prima che le discussioni bilaterali riguardo il dissenso della Fraternità sulla validità di questo documento si concludano in maniera soddisfacente, nascerebbero delle serie questioni.

Intervenendo a seguito di una domanda posta su questo argomento, il rabbino David Rosen, direttore internazionale dell’Ajc per le relazioni inter-religiose, ha così risposto: «Ho piena fiducia nella dichiarazione del cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, che ha affermato che il recepimento di Nostra Aetate quale documento vincolante da parte della Società di San Pio X è un passo necessario per fare in modo che i membri della Fraternità possano essere accolti formalmente dalla Santa Sede; e non posso credere che papa Francesco possa accettare meno di ciò. Tuttavia, oltre ad accettare gli insegnamenti del Magisterium riguardo l’ebraismo e il popolo ebraico, vorrei sperare che la Santa Sede insista sul disconoscimento dell’antisemitismo che è stato parte della cultura della Società di San Pio X. Non si è trattato solo del “Vescovo” Williamson e di un altro paio di persone; i siti internet dell’organizzazione sono stati colmi di retorica anti-ebraica in passato. Vorrei sperare che ci possa essere un riconoscimento formale dell’affermazione di papa Francesco, in linea con quelle dei suoi predecessori, che asserisce che è impossibile essere un vero cristiano se si hanno opinioni antisemite».

Su questo stesso argomento, reverendo Joseph Sievers del Pontificio Istituto biblico e consultore della Pontificia Commissione per i Rapporti religiosi con l’Ebraismo ha commentato così: «Tra le questioni irrisolte, le principali sono quelle che riguardano il valore dottrinale e l’interpretazione dei documenti del Concilio Vaticano II che trattano l’ecumenismo, le relazioni inter-religiose e la libertà religiosa. Pozzo ha sicuramente ragione quando afferma che il Vaticano II deve essere visto non in maniera isolata, ma in diretta connessione con gli altri insegnamenti precedenti – e seguenti – della Chiesa. Ed ha anche ragione quando afferma che le diverse tipologie di documenti conciliari hanno diversi gradi di autorità. Nostra Aetate è una dichiarazione (non un decreto) e questo la pone su un gradino inferiore rispetto alla costituzione dogmatica Lumen Gentium e altri documenti. Ciononostante, i punti fondamentali di Nostra Aetate riguardo le religioni non cristiane furono già affrontati in Lumen Gentium 16** e quindi non sono meramente “pastorali”. Inoltre, come ha ripetuto spesso papa Francesco, la teologia pastorale e quella dogmatica possono essere separate solo a loro rischio e pericolo».

Pozzo ha risposto così ad alcune domande poste da Christ und Welt: «Il Concilio non è un Superdogma pastorale, ma fa parte dell’intera tradizione e dei suoi insegnamenti permanenti». Su questo punto, l’Arcivescovo spiega che «mentre la tradizione della Chiesa continua ad evolversi, non è mai nel senso dell’innovazione, che sarebbe in contrasto con quello che esiste già, ma piuttosto verso una comprensione più profonda del Depositum Fidei, il patrimonio autentico della fede. Tutti i documenti della Chiesa vanno interpretati in questo senso, inclusi quelli del Concilio. Questa premessa, assieme all’impegno per la professione di fede, il riconoscimento dei Sacramenti e la Supremazia Papale formano la base per la dichiarazione dottrinale che sarà sottoposta alla Fraternità per la firma. Sono questi i requisiti con i quali un cattolico può essere in piena comunione con la Chiesa Cattolica».

Alla domanda se la Fraternità non debba più recepire tutte le dichiarazioni conciliari, inclusi i testi riguardanti l’ecumenismo e il dialogo inter-religioso, l’Arcivescovo ha risposto: «La Fraternità si impegna alle dottrine definite e alle verità cattoliche che sono state confermate dai documenti conciliari». Porta come esempio la «natura sacramentale dell’episcopato (…) oltre alla Supremazia papale e del Collegio dei Vescovi assieme al loro Presidente, così come fu stabilito nella costituzione dogmatica Lumen Gentium e interpretato nella Nota Explicativa Praevia, richiesta dalla massima autorità».

L’ostacolo si trova però proprio nei documenti che trattano specificatamente le relazioni della Chiesa con il mondo circostante non cattolico, e che sono diventati i punti fondamentali del dialogo inter-religioso della Chiesa post-conciliare.

«La Fraternità considera problematici vari aspetti di Nostra Aetate, riguardanti il dialogo inter-religioso; la dichiarazione Unitatis Redintegratio riguardante l’Ecumenismo; Dignitatis Humanae, la “Dichiarazione sulla Libertà Religiosa”; oltre a varie questioni che riguardano il rapporto del Cristianesimo con la modernità», ha aggiunto.

Pozzo ha ribadito che i diversi documenti del Vaticano II hanno un peso dottrinale differente. «Tuttavia, queste non sono dottrine della fede», ha specificato, «e non sono neanche affermazioni definitive. Sono piuttosto dei suggerimenti, delle istruzioni, delle linee guida orientative per la pratica pastorale. Questi aspetti pastorali possono essere discussi per ulteriori chiarimenti dopo il riconoscimento canonico».

A questo punto l’intervistatore ha domandato: «Il Vaticano ha forse abbassato i propri standard per favorire la riconciliazione?».

L’Arcivescovo ha risposto: «No, negli anni passati abbiamo voluto sistemare i punti essenziali, separandoli dalle questioni che potevano essere affrontate in seguito. In precedenza, avevamo provato ad ottenere un consenso immediato su tutte le questioni spinose, ma sfortunatamente questo non aveva portato alcun successo. Allora ci siamo chiesti: quali sono i requisiti veramente essenziali per essere Cattolici? E, d’accordo con il Pontefice, abbiamo inserito i requisiti di cui sopra nella Dichiarazione Dottrinale che è stata sottoposta alla Fraternità».

A Pozzo è stato domandato poi: «Come è arrivato il Vaticano alla decisione che i diversi documenti del Concilio abbiano diversi valori dogmatici?».

La sua risposta: «Non è stata una conclusione nostra, ma era un fatto già inequivocabile all’epoca del Concilio. Il 16 novembre 1964 il Segretario Generale del Concilio, Cardinale Pericle Felici, dichiarò: “Questo Santo Sinodo definisce vincolante per la Chiesa solo quel che è specificatamente dichiarato tale in termini di Fede e di morale”. Solo i testi che sono stati specificatamente dichiarati vincolanti dai Padri Conciliari lo sono. Non è “il Vaticano” che lo ha deciso, è scritto negli Atti del Vaticano II».

Quando gli viene domandato come risponderebbe a chi direbbe che in questo modo, vengono a mancare il valore e l’autorità di un documento conciliare di tale importanza, l’Arcivescovo fa notare che «il 18 novembre 1964, il Segretario per l’Unità Cristiana affermò che il suo Segretariato non aveva nessuna intenzione di emettere affermazioni dogmatiche sulle religioni non cristiane, ma solo norme pratiche e pastorali».

Ha continuato: «Nostra Aetate non contiene obblighi dogmatici. Di conseguenza, non possiamo pretendere che questa Dichiarazione venga recepita da chiunque come dogma vincolante. La Dichiarazione può essere compresa pienamente solo alla luce della tradizione e degli insegnamenti permanenti».

Pozzo ha fatto riferimento a «un’altra opinione molto comune, che contrasta con la fede Cattolica, e cioè che ci sia un percorso verso la salvezza indipendente da Cristo e dalla sua Chiesa. È stato ribadito recentemente nella Dichiarazione Dominus Iesus della Congregazione per la Dottrina della Fede. Qualunque interpretazione di Nostra Aetate in questo senso è completamente priva di fondamenta e va rigettata».

A proposito di questo tema, Sievers afferma che «riguardo la proposta di vari percorsi verso la salvezza, Nostra Aetate n.2 dichiara specificatamente che la Chiesa proclama, e proclamerà sempre Cristo come “la via, la verità, la vita” (Giovanni 14:6), anche se non è chiaro come Cristo possa essere la via per persone di credi differenti o prive di credo. Alla stessa questione è dedicato un intero capitolo del recente documento della Pontificia Commissione per i Rapporti religiosi con l’Ebraismo intitolato “L’universalità della salvezza in Gesù Cristo e l’alleanza mai revocata di Dio con Israele”. Trovo incoraggianti le parole attribuite al vescovo Sspx Fellay: “Ci sono punti ambigui in quel Concilio ma non spetta a noi chiarirli. Noi possiamo esporre il problema, ma l’autorità per chiarirli, quell’autorità si trova a Roma”. Se Fellay è disposto a lasciare che sia Roma a chiarire le questioni, non dovrebbe essere impossibile per lui e per gli altri membri della Fraternità accettare le spiegazioni di Nostra Aetate che si trovano in “Perché i Doni e la Chiamata di Dio sono Irrevocabili (Rom 11:29), Riflessioni su Questioni Teologiche Attinenti alle Relazioni Cattolico-Ebraiche in Occasione del 50esimo Anniversario di Nostra Aetate (n.4)”, della Pontificia Commissione per i Rapporti religiosi con l’Ebraismo. In ultima analisi, come ha indicato Pozzo, la questione principale potrebbe essere l’ermeneutica, cioè non di ogni singola affermazione, ma di un approccio idoneo all’interpretazione dei testi conciliari. In questo, come in tante materie, i grandi elementi di continuità vanno letti assieme agli importanti elementi di novità, che devono essere riconosciuti in particolar modo in Nostra Aetate», conclude Sievers.

Per finire, riguardo i paragrafi che trattano del dialogo inter-religioso con l’islam e le altre religioni non cristiane contenuti in Nostra Aetate e che i rappresentanti dell’Sspx trovano problematici, e il monito di Pozzo su un possibile uso impreciso e una interpretazione sbagliata dello «spirito di Assisi» espresso in questa intervista, l’imam Yahya Pallavicini, vice-presidente dell’Associazione Coreis in Italia e noto rappresentante internazionale dell’islam tradizionale «moderato», ha espresso le seguenti affermazioni: «La comunità islamica internazionale segue con attenzione lo sviluppo di questo processo di riavvicinamento della Fraternità di San Pio X verso la reintegrazione nella Chiesa Cattolica. Emerge la delicatezza di trovare una coerenza sulle implicazioni pastorali del frutto del Concilio e del documento Nostra Aetate. Infatti, mentre papa Francesco e la Chiesa cattolica celebrano insieme alle autorità spirituali di molte confessioni religiose il valore profetico di questo Concilio che ha aperto provvidenzialmente il ciclo storico di cinquanta intensi anni di dialogo interreligioso e di ecumenismo, la Fraternità di San Pio X sembra almeno ridimensionare l’importanza di questo percorso e di questo orientamento per preservare una interpretazione tradizionalista che di fatto nega l’opportunità spirituale di un rispetto e di una fratellanza anche con i credenti e le creature di altre fedi del Dio Unico. In un momento di drammatica crisi internazionale quando la manipolazione della religione sembra ostaggio di alcuni gruppi fondamentalisti che pretendono di legittimare una violenza “giustizialista” contro musulmani, cristiani ed ebrei, ci preoccupa l’anacronismo e l’insensibilità di movimenti che si ostinano a voler imporre alla società e persino insegnare alla Chiesa una diversa gerarchia di valori che il Concilio e l’obbedienza ai santi e ai papi prevederebbe».

Pozzo ricorda che ci sono 600 sacerdoti Sspx, 200 seminaristi e altri membri della Fraternità presenti in 70 Paesi con 750 chiese che celebrano messa, e che «non possiamo chiudere gli occhi di fronte a realtà così significative». Le concessioni che dovranno essere fatte per poter legittimare queste realtà possono sembrare minuscole se messe a confronto con l’enorme mondo cattolico circostante, che le relega in una sfera d’influenza relativamente minore. Ma nulla che accade in questo mondo è senza conseguenze, e le concessioni trovano il modo di espandersi, da persona a persona, e potrebbero facilmente intaccare la già fragile resistenza alle pressioni per il ritorno agli antichi pregiudizi contro i modi di celebrare il proprio credo al di fuori della fede cristiana, che potrebbero tramutarsi in una convinzione bellicosa di possedere l’unica vera via a Dio, con conseguente disprezzo per tutti gli altri.

Sarebbe un passo ulteriore verso la denigrazione e la delegittimazione dell’ardente desiderio di Giovanni XXIII di un «aggiornamento» della Chiesa cattolica, e, al contempo, verso la rinascita di stereotipi antisemiti pseudo-religiosi che per troppi secoli hanno causato immense sofferenze e, alla fine, hanno portato alle diaboliche persecuzioni e genocidi del XX secolo.

Il silenzio, profondamente significativo, di papa Francesco durante la visita ad Auschwitz è assordante.

** Lumen Gentium 16 – parte prima: «Infine, quanto a quelli che non hanno ancora ricevuto il Vangelo, anch’essi in vari modi sono ordinati al popolo di Dio. In primo luogo quel popolo al quale furono dati i testamenti e le promesse e dal quale Cristo è nato secondo la carne (cfr. Rm 9,4-5), popolo molto amato in ragione della elezione, a causa dei padri, perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili (cfr. Rm 11,28-29). Ma il disegno di salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore, e tra questi in particolare i musulmani, i quali, professando di avere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso che giudicherà gli uomini nel giorno finale. Dio non è neppure lontano dagli altri che cercano il Dio ignoto nelle ombre e sotto le immagini, poiché egli dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa (cfr At 1,7,25-26), e come Salvatore vuole che tutti gli uomini si salvino (cfr. 1 Tm 2,4). Infatti, quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa ma che tuttavia cercano sinceramente Dio e coll’aiuto della grazia si sforzano di compiere con le opere la volontà di lui, conosciuta attraverso il dettame della coscienza, possono conseguire la salvezza eterna».

* Rappresentante di collegamento dell’Ajc (American Jewish Committee) presso la Santa Sede lastampa.it
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Lefebvre, voici ce qui est négociable et ce qui ne sont pas pour la réconciliation avec l'Église catholique
Les clarifications Mgr Pozzo instruits par le Vatican dans les négociations en cours et les commentaires des dirigeants catholiques, juifs et musulmans engagés dans le dialogue interreligieux

Lefebvre

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28/07/2016
LISA PALMIERI-BILLIG *
Dans une interview publiée dans le magazine en allemand Christ und Welt, en kiosque Juillet 28, Mgr Guido Pozzo, secrétaire de la Commission pontificale Ecclesia Dei nommé par François de mener des pourparlers de conciliation avec le dissident catholique traditionaliste de la Fraternité Saint - Pie X (communément appelé FSSPX), met en lumière certaines questions clés concernant les négociations. La fraternité est plus excommunié, mais pas encore réinsérés canoniquement, et malgré avoir fait quelques concessions initiales, continue de rejeter des documents importants de Vatican II. Selon l'enquêteur, le rapport de l'archevêque Pozzo est destiné à soulever d' autres questions.

Les questions les plus évidentes, mais jamais posé dans l'interview et donc laissées sans réponse sont: "Le Vatican sur lequel des points spécifiques est prêt à faire des compromis?" Et "Le Vatican serait prêt à sacrifier sa nature autoritaire de certains documents du Vatican II qui, bien que pas un dogme, sont devenus des outils précieux pour le dialogue inter-religieux? ".

Les principaux enjeux sont deux. Le premier est le fort désir de François pour l'unité pastorale dans l'Eglise et la réconciliation des fractures théologiques. Les deuxième concerne les conséquences importantes pour l'avenir des documents fondamentaux de Vatican II, tels que: 1) Nostra Aetate - qui l' année dernière a été célébrée dans le monde entier sur le 50e anniversaire de la publication - qui est la nature des relations entre le Église catholique avec le peuple juif, des musulmans et d' autres religions non-chrétiennes dans le monde et 2) Dignitatis Humanae - la Déclaration sur la liberté religieuse.

En ce qui concerne la première question, Pozzo a dit: "Tout ce qui favorise la rencontre et l'unité se trouve à proximité du cœur du Pape." Lorsqu'on lui a demandé ce qui a changé dans l'attitude à la fraternité par le Vatican avec le pape François , il répond: «De 2009 à 2012 , l'accent a été mis sur les disputes théologiques. Les difficultés doctrinales, il était difficile pour la reconnaissance canonique de la Fraternité. Mais nous savons que la vie ne se fait pas d'une doctrine. Au cours des trois dernières années a été de plus en plus le désir d'apprendre et de mieux comprendre la réalité de cette fraternité sacerdotale (...) alors qu'avant les réunions ont eu lieu dans un « titulariat , disons, maintenant que nous rencontrons dans une atmosphère plus conviviale et détendue, même si les discussions sont les mêmes ".

Selon Pozzo, le rapprochement avec la FSSPX a été favorisée par l'expulsion et l'exil des extrémistes et des négationnistes tels que Richard Williamson, l'ancien «évêque» dell'Sspx. Marcel Lefebvre, fondateur de la Société et de ses disciples ont été excommunié par Jean-Paul II en 1988 à la suite de l'ordination des évêques par Mgr Lefebvre sans l'autorisation du pape. En 2009, 18 ans après la mort d'un prêtre excommunié Lefebvre, Benoît XVI a pris son excommunication, les quatre autres évêques après leur reconnaissance de la primauté. Un autre signe de la détente dans les relations était l'audience privée accordée par le pape Francis récemment Fellay.

Pozzo dit que Benoît XVI avait déclaré que l'excommunication de la Société n'a pas été né d'arguments dell'Sspx contre le Vatican II, mais simplement par leur incapacité à reconnaître la suprématie de Rome, question qui a maintenant été corrigée.

Cependant, all'Sspx n'a pas encore été accordé la reconnaissance canonique, et la principale raison est justement leur refus continué à mettre en œuvre certains des documents de Vatican II. Telle est la question cardinale des pourparlers en cours, et est également le sujet principal dans l'interview en allemand avec l'envoyé du Vatican pour la médiation avec la FSSPX.

Celui qui saute immédiatement à l'oeil dans le rapport est l'absence totale de toute référence contextuelle aux origines historiques des documents de Vatican II, à savoir les raisons pour lesquelles Jean XXIII, Paul VI et les Pères du Concile considérés comme importants.

Un exemple frappant est l'absence totale de discussion (et mention) également le point 4 de Nostra Aetate , sur les relations de l'Eglise catholique avec le peuple juif. Un écart encore plus important compte tenu de l'histoire récente de l'apparemment innée théologique l' antisémitisme de la part de la Fraternité, présente déjà dans les années 80 et 90 du siècle dernier dans les sermons et dans les périodiques de la Fraternité, bien avant qu'ils ont été enlevés des postes inculpés sur leur site web.

Il est important de se rappeler les origines de Nostra Aetate , le début conçu uniquement comme un «document sur ​​les Juifs." Dans les intentions du Pape Jean XXIII, était une façon pour finalement effacer l'endoctrinement déformé l'accusation de «déicide» par de nombreuses églises et de nombreuses paroisses, même si cette charge avait été déclarée fausse et absurde d'un point de vue historique et théologique pendant le Concile de Trente. La décision sur la nécessité de formuler le document a été faite par le pape Roncalli quand il a réalisé, au cours d' une rencontre avec Jules Isaac (l'historien, survivant de l' Holocauste lui a présenté une première ébauche de son livre, «l'enseignement du mépris») qui Il a démontré au pape que cette rhétorique antisémite circulant en Europe avait créé le bon environnement pour le développement de stéréotypes antisémites violents, qui avaient à leur tour alimenté la haine qui a rendu possible l'Holocauste.

Par conséquent, si la FSSPX a été canoniquement régularisé avant que les discussions bilatérales concernant la dissidence Fraternité sur la validité de ce document seront conclues de manière satisfaisante, serait né de problèmes graves.

En parlant d' une question posée à ce sujet, le rabbin David Rosen, directeur international de l'AJC pour les relations inter-religieuses, il a répondu: «J'ai pleine confiance dans la déclaration du cardinal Kurt Koch, président du Conseil pontifical pour la promotion unité des chrétiens, qui ont affirmé que la mise en œuvre de Nostra Aetate qui document contraignant de la part de la Fraternité Saint - Pie X est une étape nécessaire pour veiller à ce que les membres de la Fraternité peuvent être officiellement accueillis par le Saint - Siège; et je ne peux pas croire que François accepterait moins que cela. Cependant, en plus d'accepter les enseignements du Magistère sur le judaïsme et le peuple juif, je souhaiterais que le Saint - Siège insiste sur le refus de l' antisémitisme qui faisait partie de la culture de la Fraternité Saint - Pie X. Il était non seulement le " évêque "Williamson et un couple d'autres personnes; Les sites Internet de l'organisation ont été remplis avec la rhétorique anti-juive dans le passé. J'espère qu'il pourrait y avoir une affirmation reconnaissance officielle de François, en ligne avec ceux de ses prédécesseurs, qui affirme qu'il est impossible d'être un vrai chrétien si vous avez des opinions antisémites ".

Sur ce même sujet, le révérend Joseph Sievers de l'Institut biblique pontifical et consulteur de la Commission pontificale pour les relations religieuses avec les juifs, a commenté comme suit: «Parmi les questions non résolues, les plus importantes sont celles qui concernent la valeur doctrinale et l' interprétation des documents Concile Vatican II qui traitent oecuménisme, les relations inter-religieuses et la liberté religieuse. Eh bien , il a certainement raison quand il dit que Vatican II doit être considérée non pas isolément, mais en relation directe avec les autres enseignements précédents - et après - l'Église. Et aussi raison de dire que les différents types de documents du Conseil ont des degrés divers de l' autorité. Nostra Aetate est une déclaration (non un décret) et cela le met sur ​​un niveau bas de la Constitution dogmatique Lumen Gentium et d' autres documents. Néanmoins, les points fondamentaux de Nostra Aetate sur les religions non-chrétiennes ont déjà été abordés dans Lumen Gentium 16 ** et donc ne sont pas simplement «pastorale». En outre, comme cela a souvent été dit François, la théologie pastorale et dogmatique qui ne peut être séparé à leurs risques et périls. "

Pozzo a répondu à quelques questions posées par le Christ und Welt: "Le Conseil est pas un superdogma pastoral, mais une partie de l'ensemble de la tradition et de ses enseignements permanents." Sur ce point, l'archevêque a expliqué que "alors que la tradition de l'Eglise continue d'évoluer, il est jamais dans le sens de l' innovation, ce qui serait contraire à ce qui existe déjà, mais plutôt vers une compréhension plus profonde de Depositum Fidei , le patrimoine authentique de la foi. Tous les documents de l'Église doivent être interprétées de cette manière, y compris celles du Conseil. Cette prémisse, avec un engagement à la profession de foi, la reconnaissance des Sacrements et la suprématie papale forment la base de la déclaration doctrinale qui sera soumis à la Société pour la signature. Ce sont les exigences auxquelles un catholique peut être en pleine communion avec l'Eglise catholique ".

Interrogé pour savoir si la Société ne devrait pas reconnaître toutes les déclarations conciliaires, y compris les textes sur l' œcuménisme et le dialogue inter-religieux, l'archevêque a répondu: "La Société est engagée aux doctrines définies et des vérités catholiques qui ont été confirmées des documents du conseil ". Il apporte , par exemple , la «nature sacramentelle de l'épiscopat (...) en plus de la suprématie papale, et le Collège des Évêques ainsi que leur président, comme cela a été établi dans la Constitution dogmatique Lumen Gentium et joué dans la note explicativa Praevia , requis par la plus haute autorité."

L'obstacle est, cependant, précisément dans les documents qui traitent spécifiquement les relations de l'Eglise avec le monde non catholique autour d'eux, et qui sont devenus les principaux points du dialogue inter-religieux dans l'Église post-conciliaire.

"La fraternité considère les aspects problématiques de Nostra Aetate , concernant le dialogue inter-religieux; la déclaration ibid sur l' oecuménisme, Dignitatis Humanae , la «Déclaration sur la liberté religieuse»; ainsi que diverses questions concernant la relation entre le christianisme et la modernité " , at - il ajouté.

Bien réitéré que les différents documents de Vatican II ont un poids différent doctrinale. "Cependant, ce ne sont pas les doctrines de la foi», at-il déclaré, "et je ne suis pas même des déclarations définitives. Sont plutôt des suggestions, des directives, des instructions, des lignes directrices fournissant des orientations supplémentaires pour la pratique pastorale. Ces aspects pastoraux peuvent être discutées pour obtenir des précisions après la reconnaissance canonique ".

À ce stade, l'intervieweur a demandé: "Le Vatican a probablement réduit leurs normes pour favoriser la réconciliation?".

L'archevêque a répondu: "Non, ces dernières années nous avons voulu fixer les points essentiels, qui les sépare des questions qui pourraient être abordées plus tard. Auparavant, nous avions essayé d'obtenir un consensus immédiat sur toutes les questions épineuses, mais malheureusement, cela n'a pas apporté de succès. Donc, nous nous sommes demandé: quelles sont les exigences vraiment essentielles pour devenir catholique? Et, avec le Pape, nous avons inclus les exigences ci-dessus dans la déclaration doctrinale qui a été présenté à la Société ".

A Pozzo a alors demandé: «Comment avez-vous le Vatican à la décision que les différents documents du Conseil ont des valeurs dogmatiques?".

Sa réponse: «Ce ne fut pas notre propre conclusion, mais il était un fait déjà clair au moment du Conseil. 16 novembre 1964, le Secrétaire Général du Conseil Cardinal, Périclès Felici, il a déclaré: "Ce Saint Synode définit la liaison sur l'Église seulement ce qui est spécifiquement indiqué qu'en termes de foi et de morale". Seuls les textes qui ont été spécifiquement déclarés de liaison par les Pères du Concile sont. Il est "le Vatican" qui a décidé qu'il est écrit dans les Actes du Concile Vatican II ».

Quand on lui demande comment répondriez-vous à ceux qui disent que de cette façon, manquent la valeur et l'autorité d'un document du conseil d'une telle importance, l'archevêque note que «18 Novembre 1964, le Secrétaire pour l'unité chrétienne Il a déclaré que son secrétariat avait pas l'intention d'émettre des déclarations dogmatiques sur les religions non-chrétiennes, mais seulement des normes pratiques et pastorales ".

Il a continué: " Nostra Aetate ne contient pas d' obligations dogmatiques. En conséquence, nous ne pouvons pas attendre cette déclaration pour être transposée par quiconque comme un dogme de liaison. La Déclaration ne peut être pleinement comprise à la lumière de la tradition et des enseignements permanents ".

Pozzo fait référence à " une autre opinion très courante, qui contraste avec la foi catholique, et qui est qu'il existe un chemin vers le salut indépendant du Christ et de son Église. Il a été récemment réaffirmé dans la Déclaration Dominus Iesus de la Congrégation pour la Doctrine de la Foi. Toute interprétation de Nostra Aetate dans ce sens est tout à fait sans fondement et devrait être rejetée. "

A propos de ce thème, Sievers a déclaré que « en ce qui concerne la proposition de divers chemins vers le salut, Nostra Aetate 2 précise que l'Eglise proclame, et jamais proclamer le Christ comme« le Chemin, la Vérité et la Vie »(Jean 14 : 6), même si on ne sait pas comment le Christ peut être le moyen pour les gens de différentes croyances ou le manque de croyance. A la même question , il a consacré un chapitre entier du document récent de la Commission pontificale pour les relations religieuses avec les Juifs appelé "L'universalité du salut en Jésus - Christ et jamais révoqué l'alliance de Dieu avec Israël." Je trouve des mots encourageants attribués à FSSPX Mgr Fellay: «Il y a des ambiguïtés au sein du Conseil, mais pas à nous de les clarifier. Nous pouvons expliquer le problème, mais le pouvoir de les clarifier, cette autorité est à Rome ". Si Fellay est prêt à le laisser à Rome pour clarifier les questions, ne devrait pas être impossible pour lui et les autres membres de la Fraternité accepte les explications de Nostra Aetate vous avez trouvé dans «Pourquoi l'appel de Doni et Dieu sont irrévocables (Rom 11:29), Réflexions théologiques sur les questions concernant les relations entre catholiques et juifs à l'occasion du 50e anniversaire de Nostra Aetate (4) ", la Commission pontificale pour les relations religieuses avec les Juifs. En fin de compte, comme l' indique bien, la question principale est peut - être l' herméneutique, qui est, non pas de chaque réclamation individuelle, mais une approche adaptée à l'interprétation des textes conciliaires. En cela, comme dans beaucoup d' affaires, les grands éléments de continuité devraient être lus conjointement avec de nouveaux éléments importants, qui doivent être reconnus en particulier dans Nostra Aetate ", conclut Sievers.

Enfin, en ce qui concerne les paragraphes traitant du dialogue inter-religieux avec l' islam et les autres religions non chrétiennes contenues dans Nostra Aetate et que les représentants dell'Sspx sont problématiques, et l'avertissement de Pozzo sur une éventuelle utilisation et l' interprétation imprécise mal de « l' esprit d'Assise» est exprimé dans cette interview, l' imam Yahya Pallavicini, vice-président de COREIS en Italie et connu représentant international traditionnel Islam «modéré», a fait les déclarations suivantes: «la communauté islamique internationale suit de près l'évolution de ce processus de rapprochement de la Fraternité Saint - Pie X vers la réintégration dans l'Eglise catholique. Il ressort de la délicatesse de trouver une cohérence sur les implications pastorales du fruit du Conseil et du document Nostra Aetate . En fait, alors que François et l'Eglise catholique célèbrent avec les autorités spirituelles de nombreuses confessions religieuses la valeur prophétique de ce Conseil qui a ouvert providentiellement le cycle historique de cinquante ans de dialogue et de l' œcuménisme inter-religieuse intense, la Fraternité Saint - Pie X semble moins minimiser l'importance de cette voie et cette orientation afin de préserver une interprétation conservatrice qui nie effectivement la possibilité spirituelle d'un respect et de fraternité aussi avec les croyants d'autres religions, et les créatures du Dieu unique . Dans une période de crise internationale dramatique lorsque la manipulation de la religion semble otage de certains groupes fondamentalistes qui prétendent légitimer un «bourreau» la violence contre les musulmans, les chrétiens et les juifs, je suis préoccupé par l'anachronisme et l'insensibilité des mouvements qui persistent à vouloir imposer à la société et même enseigner l'Eglise une hiérarchie différente des valeurs que le Conseil et l' obéissance aux saints et des papes fourniraient ".

Eh bien souvenez-vous il y a 600 prêtres de la FSSPX, 200 séminaristes, et d'autres membres de la fraternité dans 70 pays avec 750 églises de célébrer la messe, et que «nous ne pouvons pas fermer les yeux sur cette réalité significative." Les concessions à faire pour légitimer ces réalités peut paraître minuscule si on la compare avec l'énorme monde environnant catholique, qui relègue dans une boule d'influence relativement mineure. Mais rien de ce qui se passe dans ce monde est sans conséquence, et les concessions qu'ils trouvent un moyen d'élargir, de personne à personne, et pourrait facilement miner la résistance déjà fragile à la pression pour un retour aux anciens préjugés contre les manières de célébrer leurs croyances en dehors de la foi chrétienne, qui pourrait se transformer en une condamnation belligérant de posséder le seul vrai moyen de Dieu, le mépris résultant pour tout le monde.

Ce serait une étape supplémentaire vers la calomnie et à la délégitimation du désir ardent de Jean XXIII d'une "mise à jour" de l'Eglise catholique, et, en même temps, vers la résurgence des stéréotypes pseudo-religieux anti-sémitiques que pendant trop de siècles ont causé d'immenses souffrances et, finalement, ils ont conduit à la persécution diabolique et le génocide du XXe siècle.

Le silence, profondément significative, François lors de la visite à Auschwitz est assourdissant.


** LG 16 - première partie:. "Enfin, pour ceux qui ne l' ont pas encore reçu l'Evangile sont liés de diverses façons au peuple de Dieu d' abord, les personnes à qui ils ont reçu les engagements et les promesses et dont le Christ est né selon la chair (cf. Rm 9,4-5), des gens très populaires en raison de l'élection, à cause des pères, pour les dons et l'appel de Dieu sont irrévocables (cfr. Rom 11:28 -29). Mais le plan du salut comprend également ceux qui reconnaissent le Créateur, et parmi ceux - ci , il y a les musulmans, qui, professant avoir la foi d'Abraham, le long adorent avec nous le Dieu unique, miséricordieux, juge des hommes au dernier jour. Ni est Dieu loin de ceux qui cherchent Dieu inconnu dans les ombres et les images, car il donne à tous la vie et la respiration et toutes choses (cf. Actes 1,7,25-26), et comme le Sauveur veut que tous les hommes soient sauvés (cf .. 1 Tim 2,4). En fait, ceux qui , sans faute sont ignorants de l'Evangile du Christ ou de son Eglise, mais qui cherchent néanmoins sincèrement Dieu et avec l'aide de la grâce, essayez dans leurs actions pour faire sa volonté , comme il sait à travers les préceptes de leur conscience, peuvent obtenir le salut éternelle. "


* Connection Manager AJC (American Jewish Committee) au Saint-Siège

     

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