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Le vaticaniste Valli se dissocie publiquement de la pastorale de François
par Jean Kinzler 2016-06-03 08:50:34
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Le vaticaniste Valli se dissocie de la ligne pastorale de François à propos de la communion pour les divorcés remariés
Italia Oggi

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La Chiesa e la logica del “ma anche”

Salvato in: Blog scritto da Aldo Maria Valli
Noi cristiani lo sappiamo, o dovremmo saperlo: la nostra fede è all’insegna dell’et et, non dell’aut aut. Non siamo esclusivisti. Dio è uno e trino. È Padre e Figlio e Spirito Santo. Gesù è Dio e uomo, vero Dio e vero uomo. Per il cristiano, l’uomo è carne e spirito, corpo e anima. Al cristiano piace integrare, includere, non ergere barriere. Con l’incarnazione Dio si è fatto uomo. La Chiesa stessa vive all’insegna dell’et et. È Chiesa di preghiera e di azione, di grandi asceti e grandi lavoratori, di contemplazione e di missione. Ora et labora, non ora aut labora. La Chiesa ha i predicatori e i confessori, i monaci e le monache di clausura e i preti di strada. La Chiesa accoglie tutti: poveri e ricchi, colti e incolti, giovani e vecchi.

Da qualche tempo però sembra di notare che alla logica dell’et et si stia sostituendo nella nostra Chiesa una logica diversa: quella del non solum, sed etiam, cioè del «non solo, ma anche». Potrebbe sembrare che, tutto sommato, non vi siano differenze, ma non è così.

Pensiamo ad Amoris laetitia, nella quale la logica del «ma anche» si trova un po’ ovunque. Dando vita spesso ad affermazioni singolari. Prendiamo per esempio il punto 308, dove si dice: «I Pastori che propongono ai fedeli l’ideale pieno del Vangelo e la dottrina della Chiesa devono aiutarli anche ad assumere la logica della compassione verso le persone fragili e ad evitare persecuzioni o giudizi troppo duri e impazienti». Dobbiamo dedurne che il modo più efficace per essere compassionevoli non è esattamente quello di proporre l’ideale pieno del Vangelo?Quanto poi alla vexata quaestio circa la comunione ai divorziati risposati, qual è la conclusione? Dopo aver letto e riletto il testo più e più volte, la risposta è: comunione sì, ma anche no. Oppure: comunione no, ma anche sì. Nel documento, in effetti, entrambe le conclusioni sono legittimate. A ciò conduce la logica del caso per caso, a sua volta figlia dell’etica della situazione. Mi devo considerare un peccatore? Sì, ma anche no. No, ma anche sì. Dipende.

I sintomi della logica del «ma anche» emergono qua e là, in occasioni diverse, ma sono sempre più frequenti.

Vado in ordine sparso.

Primo esempio. Quando papa Francesco si è recato in visita alla chiesa luterana di Roma e gli è stato chiesto se un cattolico e un luterano possono partecipare alla comunione, Bergoglio, attraverso una lunga risposta a braccio, ha detto in sostanza: no, ma anche sì, bisogna vedere caso per caso, perché «è un problema a cui ognuno deve rispondere».

Secondo esempio. Quando, nella sala stampa vaticana, il cardinale Schönborn, commentando Amoris laetitia, ha detto che il divieto di fare la comunione, per i divorziati risposati, non è stato revocato, ma, attraverso la via caritatis indicata da Francesco, «si può dare anche l’aiuto dei sacramenti in certi casi», in pratica ha detto: no, ma anche sì; sì, ma anche no.

Terzo esempio. Quando Francesco, prendendo parte a un video sul dialogo interreligioso (nel quale appaiono un musulmano, un buddista, un ebreo e un prete cattolico) ha detto che le persone «trovano Dio in modi diversi» e «in questa moltitudine c’è una sola certezza per noi: siamo tutti figli di Dio», chi eventualmente volesse avere un’altra certezza di un certo spessore (qual è la vera fede?) potrebbe arrivare alla conclusione che è la nostra, ma anche quella degli altri.

Quarto esempio. Quando eminenti esponenti della curia romana ci dicono che la Chiesa, dopo la rinuncia di Benedetto XVI, ha sì un unico papa legittimo, però ha in effetti due successori di Pietro, entrambi viventi ed entrambi pienamente papi, si vede anche lì all’opera la logica del «ma anche»: abbiamo un papa, ma anche due. E se qualcuno, inopportunamente, sostenesse che non possono essere entrambi pienamente papi, la risposta sarebbe assicurata: perché no? Lo è l’uno, ma anche l’altro.

Mi fermo con gli esempi e vengo al dunque. Attenzione: i cattolici sono pluralisti e non amano l’uniformità. Fin dall’inizio le comunità cristiane nascono all’insegna dell’inculturazione della fede e dunque sono multiformi. Tanto è vero che ancora oggi abbiamo riti diversi. La Chiesa si incultura in Occidente e in Oriente, al Nord e al Sud, in ogni contesto. In quanto cattolica, è opportuno ripeterlo, si rivolge a tutti e tutti accoglie: non seleziona a priori su base di censo o di conoscenza. Altrimenti sarebbe settaria, non cattolica. E fin qui siamo in pieno nella logica dell’et et.

La logica del «ma anche» però è un’altra cosa. È la pretesa di tenere uniti gli opposti o comunque qualcosa che insieme non ci può stare, o ci può stare solo a prezzo di forzature. C’è una differenza profonda tra la logica dell’et et e quella del «ma anche». Se l’et et unisce, il «ma anche» più che altro giustifica. Se l’et et rispetta la complessità e la riporta a unità, il «ma anche» cerca di superare la complessità attraverso qualche scorciatoia logica ed etica. Laddove l’et et unisce, il «ma anche» banalizza. Mentre l’et et punta alla verità, il «ma anche» si mette al servizio dell’utilità.

Qualcuno dirà: scusa tanto, ma che c’è poi di male nella Chiesa del «ma anche»? È così bello poter dire sì ma anche no, no ma anche sì. È umano. Noi siamo creature complesse, dunque perché andare alla ricerca di impossibili risposte nette e univoche? È tanto bello e buono non giudicare e prendere la realtà per quella che è, cioè complicata e contraddittoria. Perché dobbiamo sottoporre le persone a dure prove? Non è meglio smussare gli angoli e giustificare?

Ecco che cosa c’è di male: che la Chiesa del «ma anche» sposa esattamente la logica del mondo, non quella del Vangelo di Gesù. E infatti riceve gli applausi del mondo. Ma noi sappiamo che questo non è un buon segno. Il cristiano, quando è coerente, è perseguitato dal mondo, non applaudito.

D’altra parte, mentre suscita gli entusiasmi degli atei e dei laicisti, che vi trovano conferme e giustificazioni, la logica del «ma anche» lascia perplessi coloro che sono in cerca della fede. Chi cerca la Verità con la V maiuscola non vuole scorciatoie e parole ambivalenti. Ha desiderio di indicazioni di senso.

Lo scivolamento dalla logica dell’et et a quella del non solum, sed etiam avviene ogni giorno, in modo magari impercettibile, ma inesorabile. E coinvolge persone degnissime e buonissime, convinte in cuor loro di essere al servizio del Vangelo. Più che colpevoli, sono vittime. Perché la logica del «ma anche» è nell’aria che respiriamo.

Essere uomini e donne dell’et et significa non essere ambigui e non lasciare spazio alla confusione. La logica dell’et et sfocia nell’inclusione, non nella confusione. Gesù, campione dell’et et e non dell’aut aut, ha raccomandato che il nostro parlare sia «sì sì, no no». La confusione e la doppiezza sono specialità del diavolo, che in questo modo persegue il suo obiettivo: separare.

Personalmente, proprio perché so che, come tutti, respiro ogni giorno aria impregnata dalla logica del «ma anche», per cercare di stare in guardia uso un semplice espediente: ogni volta che in un’argomentazione trovo sintomi di «ma anche», lascio che un campanello squilli nella testa e nel cuore. Lì, mi dico, c’è qualcosa che non va. Lì il soggettivismo è in agguato. E quando poi il soggettivismo, come il lupo della favola, si traveste e indossa l’abito della coscienza morale e, per giustificarsi, dice con voce suadente «ma io, in coscienza…», il campanello suona ancora più forte. E mi viene in mente il cardinale Newman, per il quale la coscienza non era la scorciatoia verso l’etica della situazione, ma l’originario vicario di Cristo.

Sentiamo in proposito le cristalline parole di Benedetto XVI (20 dicembre 2010): «Nel pensiero moderno, la parola “coscienza” significa che, in materia di morale e di religione, la dimensione soggettiva, l’individuo, costituisce l’ultima istanza della decisione. La concezione che Newman ha della coscienza è diametralmente opposta. Per lui “coscienza” significa la capacità di verità dell’uomo: la capacità di riconoscere proprio negli ambiti decisivi della sua esistenza — religione e morale — una verità, “la” verità. La coscienza, la capacità dell’uomo di riconoscere la verità, gli impone con ciò, al tempo stesso, il dovere di incamminarsi verso la verità, di cercarla e di sottomettersi ad essa laddove la incontra. Coscienza è capacità di verità, e obbedienza nei confronti della verità, che si mostra all’uomo che cerca col cuore aperto. Il cammino delle conversioni di Newman è un cammino della coscienza, un cammino non della soggettività che si afferma, ma, proprio al contrario, dell’obbedienza verso la verità che, a passo a passo, si apriva a lui».

Il che spiega perché, nella famosa Lettera al Duca di Norfolk, Newman scrisse che, nel caso avesse dovuto portare la religione in un brindisi, certamente avrebbe brindato per il papa, ma prima per la coscienza e poi per il papa. Ovvero: prima per la ricerca della verità, poi per l’autorità.

Ecco: coscienza è capacità di verità. Quando la coscienza del cristiano abbandona il sentiero stretto e impervio di questa ricerca e si incammina lungo i boulevard del «ma anche» (illuminati dai mass media e gratificanti, ma senza uscita), ho l’impressione che rischi fortemente di perdersi. E di finire dritta dritta nella tana del lupo.

Aldo Maria Valli


aldomariavalli.it
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Nous , les chrétiens savent, ou devraient savoir, notre foi est dans le nom de ' et et non pas de « tout ou rien . Nous ne sommes pas exclusiviste. Dieu est un et trine. Il est Père et Fils et Saint - Esprit. Jésus est Dieu et homme, vrai Dieu et vrai homme. Pour le chrétien, l' homme est chair et esprit, corps et âme. Christian aime à intégrer, comprendre, pas ériger des barrières. Avec l'incarnation de Dieu est devenu homme. L'Église elle - même vit dans le nom de ' et et . Il est l'Eglise de la prière et l' action, les grands ascètes et des travailleurs acharnés, la contemplation et de la mission. Ora et labora , pas maintenant aut labora . L'Eglise a les prédicateurs et confesseurs, moines et nonnes et les prêtres de la route. L'Eglise accueille tous: pauvres et riches, instruits et ignorants, jeunes et vieux.

Depuis quelque temps, cependant, il semble de noter que la logique de « et et vous remplacez dans notre Église une autre logique: celle de non solum, etiam sed , à savoir le" non seulement mais aussi. " Il pourrait sembler que, dans l' ensemble, il n'y a pas de différence, mais il ne le fait pas.

Prenez, par Amoris laetitia , dans lequel la logique du "mais" est un peu partout. donnant souvent lieu à des déclarations singulières. Prenons par exemple le point 308, où il est dit: « Les pasteurs offrant aux fidèles à l'idéal plein de l'Evangile et l'enseignement de l'Eglise doit aussi les aider à prendre la logique de la compassion pour ceux fragiles et éviter la persécution ou des jugements trop dur et impatient. " Nous devons conclure que la façon la plus efficace de faire preuve de compassion ne correspond pas exactement à proposer l'idéal de plein Évangile? Quant à la question controversée au sujet de la communion pour les divorcés remariés, quelle est la conclusion? Après avoir lu et relu le texte encore et encore, la réponse est: la communion oui, mais peut - être pas. Ou: pas de communion, mais aussi oui. Dans le document, en fait, les deux conclusions ont droit. A cela , il conduit à la logique du cas par cas, en éthique tour fille de la situation. Je dois considérer un pécheur? Oui, mais peut - être pas. Non, mais oui aussi. Cela dépend.

Les symptômes de "mais aussi la logique" émerger ici et là, à plusieurs reprises, mais sont de plus en plus fréquentes.

Je vais dans un ordre quelconque.

Premier exemple. Lorsque François a visité l'église luthérienne de Rome et il a été demandé si un catholique et luthérien peuvent participer à la communion, Bergoglio, à travers une longue réponse au large de la manchette, au fond, il dit non, mais oui, vous avez voir au cas par cas, car «il est un problème que tout le monde doit répondre."

Deuxième exemple. Lorsque, dans le bureau de presse du Vatican, le cardinal Schönborn, commentant Amoris laetitia , a déclaré l'interdiction de la communion pour les divorcés remariés, n'a pas été révoqué, mais, par la via caritatis montré par Francis, "vous pouvez aussi donner l'aide des sacrements dans certains cas », essentiellement dit non, mais oui; oui, mais peut - être pas.

Troisième exemple. Lorsque Francis, en prenant part à une vidéo sur le dialogue interreligieux (dans lequel apparaissent un musulman, un bouddhiste, un Juif et un prêtre catholique) a dit que les gens «trouver Dieu de différentes manières» et «dans cette foule il n'y a qu'un certitude pour nous: nous sommes tous des enfants de Dieu », qui peut-être voulu avoir une autre certitude d'une certaine épaisseur (ce qui est la vraie foi?) pourrait arriver à la conclusion qu'il est le nôtre, mais aussi celle des autres.

Quatrième exemple. Lorsque les membres éminents de la Curie romaine nous dire que l'Eglise, après la démission de Benoît XVI, a un tel pape légitime unique, cependant, a deux successeurs des effets Peter, à la fois la vie et à la fois pleine papi, vous voyez que le travail logique ", mais aussi" nous avons un pape, mais aussi deux. Et si quelqu'un, à tort, a affirmé que les deux ne peuvent être pleinement papes, la réponse serait assurée: pourquoi pas? Il est le seul, mais aussi d'autre part.

J'arrête avec des exemples et je viens au point. Attention: les catholiques et pluralistes n'aiment pas l' uniformité. Dès le début , les communautés chrétiennes nées au nom de l' inculturation de la foi et, par conséquent, sont multiples. Tant et si bien qu'aujourd'hui , nous avons encore des rites différents. L'Église est l' ignorance dans l'Ouest et à l'Est, du Nord et du Sud, dans un contexte. En tant que catholique, devrait le répéter, il est ouvert à tous et accueille tous: ne sélectionnez pas a priori sur la base de la richesse ou de la connaissance. Sinon , ce serait sectaire, non-catholique. Jusqu'à présent , nous sommes en plein dans la logique de « et et .

La logique du «mais» cependant, est une autre chose. Il prétend tenir opposés ensemble ou quelque chose que nous ne pouvons pas rester ensemble, ou nous pouvons tenir seulement au prix de forçage. Il y a une profonde différence entre la logique de « et et , et celle du« mais ». Si l ' et et rejoint, le "mais" la plupart du temps justifié. Si l ' et et respecte la complexité et retourne à l' unité ", mais aussi" cherche à surmonter la complexité grâce à un certain raccourci logique et éthique. Lorsque le ' et et rejoint, le "mais" il banalise. Alors que l ' et et pointant vers la vérité " , mais aussi" arrive au service public.

Quelqu'un va dire, excusez-moi, mais il est mal à l'Eglise ", mais"? Il est tellement agréable d'être en mesure de dire oui mais non, non mais oui. Il est humain. Nous sommes des créatures complexes, alors pourquoi aller à la recherche de réponses nettes et claires impossibles? Il est très bien et bon de ne pas juger, et à prendre la réalité telle qu'elle est, qui est complexe et contradictoire. Parce que nous devons nous référer les gens à des difficultés? Il est préférable de lisser les bords et justifier?

Voici ce qui est faux: que l'Eglise ", mais aussi" marié exactement la logique du monde, et non pas celle de l'Evangile de Jésus Et en fait, reçoit les applaudissements du monde.. Mais nous savons que ce n'est pas un bon signe. Le chrétien, quand il est cohérent, il est persécuté par le monde, pas applaudi.

D'autre part, alors que suscite l'enthousiasme des athées et laïques, qui trouvent des confirmations et des justifications, la logique de "mais aussi" perplexe ceux qui sont à la recherche de la foi. Ceux qui cherchent la Vérité avec un V majuscule ne veut pas couper les coins ronds et des mots ambivalents. Il a le désir d'indications de sens.

Slipping par la logique de « et et à celui des non solum, etiam sed se produit tous les jours, alors peut - être imperceptible mais inexorable. Il implique des gens les plus dignes et délicieux, convaincus dans leur cœur d'être au service de l'Evangile. Plus de coupables, sont victimes. Parce que la logique de «mais» est dans l'air que nous respirons.

Soyez des hommes et des femmes de ' et et signifie être sans ambiguïté et ne laisse pas de place pour la confusion. La logique de « et et flux inclusion, et non dans la confusion. Jésus, champion ' et et et non de « soit-soit , il a recommandé que nos communications soient« oui, oui, non non. " La confusion et la duplicité sont des spécialités du diable, qui de cette manière cherche à atteindre son objectif: séparer.

Personnellement, parce que je sais que, comme tout le monde, souffle chaque air de jour imprégné par la logique de "mais aussi" d'essayer d'être sur ses gardes utiliser une astuce simple: chaque fois que je trouve un argument des symptômes », mais aussi, je laisse qui sonne une cloche dans ma tête et le cœur. Là, je dis, il y a quelque chose de mal. Il subjectivisme se cache. Et quand le subjectivisme, comme le loup de la fable, il habille et porte la robe de la conscience morale et de se justifier, dit-il avec une voix douce, "mais moi, en bonne conscience ...", la cloche sonne encore plus fort. Et je peux penser du cardinal Newman, dont la conscience n'a pas été le raccourci à l'éthique de la situation, mais le Vicaire du Christ d'origine.

Nous entendons parler des mots clairs de Benoît XVI (20 Décembre 2010): «Dans la pensée moderne, le mot« conscience »signifie que, en matière de morale et de religion, la dimension subjective, l'individu, est la dernière instance de la décision. La compréhension du Newman de conscience est diamétralement opposée. Pour lui, la «conscience» signifie la capacité de la vérité de l'homme: la capacité de reconnaître précisément dans les domaines de prise de décision de sa vie - la religion et la morale - une vérité, «la» vérité. La conscience, la capacité de l'homme à reconnaître la vérité, impose de ce fait sur lui, en même temps, le devoir de se déplacer vers la vérité, de la chercher et de lui présenter partout où il le voit. La conscience est la capacité de la vérité et l'obéissance à la vérité qui se manifeste à tous ceux qui le cherche avec un cœur ouvert. Le chemin des conversions de Newman est un chemin de conscience, une façon de ne pas faire valoir la subjectivité, mais, au contraire, l'obéissance à la vérité qui, étape par étape, ouvre pour lui ".

Ce qui explique pourquoi, dans la célèbre Lettre au duc de Norfolk , Newman a écrit que, dans le cas où il avait besoin d'apporter la religion dans un toast, aurait certainement grillé au pape, mais avant la conscience et au pape. Ie: d' abord à la recherche de la vérité, alors pour les autorités.

Ici, il est: la conscience est la capacité de la vérité. Lorsque la conscience du chrétien abandonne le chemin étroit et chute de cette recherche et des promenades le long du boulevard du «bien» (éclairé par les médias de masse et enrichissante, mais pas de sortie), je pense que les risques fortement d'être perdu. Et pour finir tout droit tout droit dans l'antre du lion.

Aldo Maria Valli

     

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